Sos, i medici di base rifiutano la montagna
BELLUNO. «Mancano i medici? Il problema è che il nostro territorio continua a non essere appetibile per chi vive in pianura». Parole di Fabio Bortot, fiduciario del Fimmg, il sindacato dei medici di base, che interviene sull’ipotesi di esternalizzare il servizio ambulanza, per il mancato reperimento dei medici deputati all’emergenza. E questa mancanza di attrattività a breve potrebbe creare problemi, e non pochi, anche nell’ambito della medicina generale.
«Si parla delle università che sfornano sempre meno medici, ma il problema è il solito», spiega Bortot, «pochi medici sono disposti ad arrivare a Belluno per svolgere la professione. Se ai problemi orografici della montagna bellunese, aggiungiamo il fatto che anche i grandi centri urbani faticano a trovare le figure per il Pronto soccorso, capiamo come mai i bandi lanciati dalla Usl 1, da tempo alla ricerca dei medici per le emergenze, siano andati deserti».
Ma c’è un altro particolare a influire sulla scelta dei medici di non venire a Belluno: «Per i colleghi del servizio emergenza il problema è anche di tipo economico», spiega Bortot, «visto che la Usl 1 offre un tipo di contratto meno gratificante rispetto ad altre aziende sanitarie, mancando nello stipendio una serie di capitoli economici».
Bortot coglie l’occasione per lanciare un altro allarme: «Ci sono zone della provincia», spiega, «che sono sempre più difficili da coprire dal punto di vista dei medici di base. Mi riferisco all’Alto Agordino, all’Alpago, al Comelico e a Gosaldo. E all’orizzonte c’è una serie di pensionamenti che metteranno in grossa difficoltà l’Usl».
Il motivo è sempre lo stesso: «È difficile, se non impossibile, trovare un medico che dalla pianura sia disposto a salire in montagna senza un incentivo economico. La possibilità di erogarlo ci sarebbe, visto che 15 anni fa la Regione ha emanato una norma che riconosce un indennizzo economico a chi opera nelle zone disagiate. In laguna e sui monti Lessini la norma è stata applicata, mentre da noi Usl 1 e Usl 2 continuano a tergiversare. Ogni anno chiediamo il rispetto della legge, ma la risposta è sempre negativa: una volta ci dicono che non ci sono soldi, un’altra volta sostengono che manca l’accordo tra Feltre e Belluno. Tanto alla fine noi il nostro dovere lo svolgiamo, continuando a lavorare».
«Ora», conclude Bortot, «c’è questa bella grana all’orizzonte. «Chissa che chi di dovere non debba muoversi in tale direzione per far sì che il territorio non si trovi scoperto dal punto di vista dei medici di base...».
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