Sos, la montagna si spopola sempre più
Crolla il numero dei giovani in provincia, aumentano i rischi per l'economia bellunese
Sopra una vista sulla Valbelluna e alcuni ragazzi bellunesi
BELLUNO.
Sempre meno giovani in provincia di Belluno. E lo spopolamento, insieme all'invecchiamento, sono due fenomeni molto preoccupanti per il futuro del territorio. A lanciare l'allarme sulla situazione demografica è Renato Bressan, dell'associazione culturale "Belluno Oasi", che ha reso noto nei giorni scorsi uno studio sulla situazione economica in provincia. «Il report evidenzia un andamento demografico negativo, dove il rapporto tra giovani e anziani è passato negli ultimi 40 anni da 1/0.65 a 1/1.78. Tutto questo non potrà che avere degli effetti pesanti sull'economia del Bellunese».
«Da una parte perdiamo pezzi di umanità, dall'altra nei prossimi anni non saremo in grado di garantire i livelli di sostituzione dei tassi di attività», precisa Bressan, che aggiunge: «Le conseguenze sono facilmente intuibili. Minore capacità di produrre ricchezza, minori entrate per i comuni, minore possibilità di garantire il welfare locale e i servizi pubblici essenziali, minor presidio del territorio, oltre ad altri aspetti legati alle tradizioni, alla cultura, agli usi e costumi che identificano una comunità e le danno una continuità generazionale. Non solo», prosegue Bressan: «Tutti questi aspetti, laddove si valorizzano, diventano un volano economico soprattutto nel settore turistico».
Vediamo i dati.
Al primo gennaio 2010 la popolazione residente in provincia di Belluno risultava così composta: da zero a 14 anni 27.046 unità, dai 15 ai 64 anni 138.189, oltre i 64 anni 48.641, per un totale di 213.876 abitanti. Al primo gennaio 2011, invece, la popolazione nella fascia di età che va dai 15 ai 64 anni è di circa 137.650 unità, con una diminuzione tra le 500/550 persone rispetto allo stesso periodo del 2010.
Da evidenziare, inoltre, come nel 2009, dopo tanti anni, l'immigrazione dall'estero non sia riuscita a compensare i saldi naturali. E questo è un trend che si conferma anche nei primi nove mesi del 2010.
«Come si vede a mancare è proprio quella parte di popolazione cosiddetta "attiva", persone nell'età produttiva, coloro che fanno l'economia, che la fanno girare e la producono», sottolinea il referente dell'associazione Belluno Oasi. «Diminuendo questi, la situazione diventa pesante. In questo modo sono destinate a calare la produttività stessa e la distribuzione della ricchezza tra la popolazione, ma calano anche il reddito in quel comune e la capacità di mantenimento del territorio».
La natalità.
Da cosa dipenda questa situazione, lo spiega Bressan. «In un territorio che rappresenta circa il 20% della superficie regionale, vivono soltanto il 4.3% degli abitanti del Veneto. E questo è l'effetto combinato di due elementi: da un lato abbiamo il più basso indice di fecondità non solo di tutto il Veneto, ma anche di tutta Italia e d'Europa, con 1.2 figli a testa. Dall'altro non ci sono opportunità per i giovani, che preferiscono andarsene altrove per trovare un lavoro. Per questo», conclude il referente di Belluno Oasi, «è necessario che questa provincia si impegni seriamente e realmente per dare la possibilità ai giovani non solo di poter studiare, ma anche di lavorare e quindi di rimanere sul loro territorio, producendo ricchezza. Servono politiche mirate per la famiglia, in grado di innestare un circuito virtuoso. Ma servono anche sostegni per far studiare i ragazzi e per creare loro delle opportunità».
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