Sospetti su una donna per la lettera anonima contro un magistrato
BELLUNO. Lettera anonima in Procura. Sospettata una donna, già coinvolta in un procedimento penale e che può avere motivi di risentimento, nei confronti del pubblico ministero Simone Marcon. L’indagine sullo scritto senza mittente e pieno di insulti, che è arrivato nella buca del palazzo di giustizia lo scorso 27 dicembre, è nelle mani della magistratura di Trento per competenza ma intanto a Belluno non mancano gli elementi utili a indirizzarla.
Chi ha descritto in maniera maldestra il magistrato che si occupa di delitti contro le persone deboli (maltrattamenti e violenze sessuali), scaricandogli anche addosso una valanga di parolacce, potrebbe anche essersi fatto aiutare da qualcuno che capisce di diritto, perché di reati penali contestabili non ce ne sarebbero. Non c’è la diffamazione, perché non se ne parla male alla presenza di altre persone e non c’è la minaccia. Al massimo ci può stare l’ingiuria, che però è stata depenalizzata e, quindi, vale al massimo una pesante sanzione amministrativa.
Certo, se si riuscisse a dimostrare la maternità o la paternità di quel foglio scritto con il computer, piegato in due e attaccato con la colla, non sarebbe male per chi si ritrova già ad avere a che fare con la giustizia. Quello delle lettere anonime è un malcostume che tenta di colpire non solo la magistratura, ma anche altre categorie più o meno esposte. Negli uffici della Procura della Repubblica nessuno ha fatto una piega, ma è un fenomeno che bisognerebbe cercare di stroncare, ecco perché il procuratore della Repubblica, Paolo Luca ha trasmesso busta e foglio ai colleghi trentini che si occupano per prassi di procedimenti nei quali è coinvolto un magistrato. —
Gigi Sosso
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