Spaccio di hashish e cocaina un arresto scatta a Sovramonte

MONTEBELLUNA. Un volume d’affari per centomila euro al mese, quarantamila dei quali costituivano il guadagno. Era un sodalizio affiatato e operativo nel mercato della droga del Montebellunese e della Castellana quello finito, all’alba di ieri, dietro le sbarre delle carceri di Treviso, Belluno e Udine. Quattro marocchini ed un carrozziere italiano di Castelfranco sono i destinatari di una serie di misure cautelari restrittive decise dal giudice delle indagini preliminari del tribunale di Treviso sulla base delle indagini dei carabinieri della compagnia di Montebelluna che hanno così stroncato un consolidato gruppo di spacciatori. In manette sono finiti l’italiano Luca Pasinetti, 43 anni di Castelfranco, e i marocchini El Mustafà Ben El Habib, 39 anni di Vedelago, Driss Essaidi, 53 anni di Ormelle, Alì Aamar Moulay, 48 anni di Sovramonte (Belluno), e Mohamed Amine Hasnabi, 21 anni di Montebelluna. Nel corso delle perquisizioni, nella casa di uno degli indagati, i carabinieri hanno arrestato un sesta persona, un clandestino albanese, espulso più volte, che non ha nulla a che fare con la droga ma sul cui capo pendeva una condanna definitiva del tribunale di Verona a sei mesi di reclusione.
L’indagine parte dall’arresto a Montebelluna di due fratelli marocchini, residenti a Bassano del Grappa, Mohammed Riki di 34 anni e Said Riki di 32, nel marzo dell’anno scorso, quando, al termine di un controllo mirato di un’auto su cui viaggiavano i sospettati, i carabinieri sequestrano nove panetti di hashish del peso di un chilo ciascuno.
È chiaro, vista la quantità di droga sequestrata, che i due fratelli altro non sono che i grossisti di pusher locali. Dai telefoni sequestrati ai due fratelli marocchini, i carabinieri stringono, piano piano, il cerchio attorno ad altre cinque persone, quattro connazionali dei fratelli Riki ed un italiano, Luca Pasinetti, un carrozziere residente a Castelfranco. I militari dell’Arma, in questi mesi di intense indagini, riescono a raccogliere prove dello spaccio e ad individuare almeno una quarantina di clienti, in gran parte giovani tra i 20 ed i 30 anni. Tra loro ci sono studenti, impiegati e operai. Ma c’erno anche cinquantenni che non disdegnavano qualche spinello o qualche riga di cocaina.
Secondo le indagini dei carabinieri, infatti, il sodalizio non disdegnava nemmeno lo spaccio di cocaina. In un mese riuscivano a spacciare una cinquantina di grammi di polvere bianca e dai venti ai trenta chili di hashish. Mentre il “fumo” veniva venduto tra i 5 e i 10 euro al grammo a seconda della quantità acquistata, il prezzo della cocaina si aggirava tra gli 80 e i 100 euro al grammo.
Al blitz messo a segno da quaranta carabinieri all’alba di ieri ha parte anche un’unità cinofila dell’Arma che, in casa di uno degli indagati, ha scovato mezzo chilo tra hashish e marijuana.
Gli spacciatori non spacciavano mai in casa. Ai clienti indicavano una piazza oppure un bar dove incontrarsi ed effettuare lo scambio. Alcuni passaggi di droga sono stati filmati dalle telecamere piazzate nei luoghi dove più frequentemente avvenivano gli incontri. Ma agli atti d’indagine ci sono anche le dichiarazioni di numerosi clienti che hanno ammesso di aver ricevuto la droga dai pusher.
Nei prossimi giorni i cinque indagati sfilerano davanti al giudice delle indagini preliminari per l’interrogatorio di garanzia. Nel corso dell’udienza, alla quale parteciperà anche il pubblico ministero Massimo De Bortoli, che ha coordinato le indagini, gli indagati avranno modo di difendersi.
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