Spari dalla finestra, dimezzata la pena

Rocca Pietore, la Corte d’Appello di Venezia ha accolto la richiesta di concordato avanzata dal legale del giovane

ROCCA PIETORE. Aveva esploso dalla finestra nove colpi dal fucile che aveva rubato poco prima, quindi si era barricato in casa. Accusato di rapina impropria e di aver portato armi fuori casa senza il permesso, Luca Pescosta, classe 1985 di Santa Maria delle Grazie, era stato condannato a 4 anni dalla giudice per l’udienza preliminare Elisabetta Scolozzi. Ieri pomeriggio la pena è stata dimezzata dai giudici della Terza sezione della Corte d’Appello di Venezia: 2 anni e 2 mesi di reclusione grazie a un concordato in appello chiesto e ottenuto dal suo difensore, l’avvocato veneziano Matteo Lazzaro.

Dopo un paio di mesi in carcere a Baldenich, lo scorso giugno Pescosta, già noto alle forze dell’ordine per alcuni precedenti, aveva ottenuto gli arresti domiciliari in una struttura del Bellunese, dove tuttora si trova.

L’episodio finito ieri in Corte d’Appello risale alla sera del 17 aprile 2017 a Sopracordevole. Pescosta era entrato nella casa di un cacciatore (che non abita nella frazione di Rocca Pietore, ma poco distante) usando una scala a pioli. Da qui aveva rubato tre fucili e diverse munizioni. Quando era uscito dall’abitazione, aveva incrociato un uomo che, accortosi di quello che era successo, si era preoccupato di avvisare il padrone di casa. Per tutta risposta, stando alle accuse, Pescosta aveva puntato uno dei fucili appena rubati contro il cittadino, invitandolo ad allontanarsi così da avere la strada spianata per la fuga. Di qui l’accusa di rapina impropria che la Procura di Belluno, con il pubblico ministero Simone Marcon, ha contestato al giovane. Ma la serata da Far West non era finita visto che Pescosta aveva poi raggiunto il suo appartamento, si era barricato dentro e aveva sparato dalla finestra, minacciando anche di farla finita. La madre era scappata terrorizzata. Nove i colpi che alla fine erano partiti da uno dei fucili. Era servito un lungo e delicato intervento di mediazione da parte dei carabinieri della Compagnia di Cortina per conquistare la fiducia del giovane. I militari gli avevano telefonato e lui si era dimostrato tutto sommato collaborativo. Ma solo dopo una trattativa, Pescosta era stato convinto ad arrendersi.

I militari dell’Arma lo avevano arrestato e portato in carcere a Baldenich. Sin da subito, l’uomo si era scusato per quanto successo, facendo risalire il suo comportamento a un momento di scarsa lucidità. Ma il gip, in sede di convalida dell’arresto, aveva confermato la misura cautelare massima. In carcere era rimasto fino alla concessione degli arresti domiciliari in una struttura nella quale l’uomo sta seguendo un percorso di recupero.

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