Spazio sociale all’ex caserma

Ieri ha preso il via la rassegna Clorofilla con un incontro in cui si è parlato della Casa dei beni comuni

BELLUNO. Si è aperto ieri “Clorofilla”, il primo festival di arti pubbliche condivise. E nasce la Casa dei Beni Comuni. Ieri pomeriggio nella ex Caserma Piave sono state presentate le idee e le persone che hanno ridato vita ad un'ala dell'area che si trova in via Vittorio Veneto.

Il luogo, che era rimasto abbandonato per oltre dieci anni, è stato preso in mano dai ragazzi della Casa Dei Beni Comuni e dagli attivisti de La Comune, i quali hanno firmato una convenzione con il Comune di Belluno, che oltre a concedere gli spazi dell'ex Caserma, riconoscerà loro il valore del lavoro volontario.

Lo spazio delle caserme abbandonate è stato ripulito durante gli scorsi mesi.

Lo spazio riprende vita. Lo spazio riprende il significato che, secondo le parole di Nico Paulon che parla in rappresentanza del gruppo, è divenuto ora sociale, ludico, artistico, musicale, ma anche politico. È proprio in occasione dell'apertura di Clorofilla che La comune Bellunese si è raccontata e ha spiegato le potenzialità del luogo.

«L'ex caserma Piave deve diventare un luogo di incontro per le persone - spiega Paulon - deve essere il modo per unire una comunità di gente eterogenea, di battaglie diverse». Questo il principio alla base del progetto, che vuole avere diverse anime nello stesso luogo. Si vuole infatti la possibilità di rendere la Casa dei Beni Comuni un "contenitore" per il futuro delle persone. In questo momento storico, dove l'individualismo è considerata spesso l'unica maniera di vita, la televisione l'unica compagnia, è necessario dare nuovamente fiducia alle persone.

Valentina Reolon, della Casa Dei Beni Comuni, racconta di come le battaglie portate in campo fino ad ora, come per esempio per quella in difesa dell'acqua, o quella per il riconoscimento delle famiglie di fatto e per i diritti LGBTI (con l'assemblea dei Rovesci Diritti), abbiano portato a dei risultati inaspettati anche per loro. «Dal piccolo si arriva al grande. Il temine "politica" diventa vacuo e quasi fastidioso nel linguaggio della gente. Ma "fare politica" è nelle nostre azioni di ogni giorno, da quando andiamo a comprare il pane a quando decidiamo che i nostri diritti non vanno calpestati». Durante la chiacchierata informale anche Benedetto Calderone, rappresentante Fiom, spiega come non ci siano "ricette" per ottenere una coalizione sociale. «La Casa dei Beni Comuni può diventare un luogo di raccolta e di confronto attraverso un lavoro culturale che con l'arte, la condivisione, la cultura, la politica, aprirà nuove strade ai cittadini e ai lavoratori». Per ora l'ex caserma ha ripreso vita, tra bambini sulle altalene, lucertole appese e musica dal vivo. In attesa degli artisti che, dall'inizio della prossima settimana, cominceranno a dipingere alcuni muri della città e della provincia, a Ponte nelle Alpi. Un luogo che esce dagli spazi per raccontare con un linguaggio anche visivo la volontà di unire e condividere.

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi