Specificità, riprende il tavolo veneto
La Provincia chiede subito caccia e pesca, sulle altre funzioni avanti gradualmente
BELLUNO. Il presidente della Provincia, Roberto Padrin riprende il percorso per dare seguito alla legge regionale sulla specificità, proponendo delle linee guida. Il documento che raccoglie queste intenzioni è stato consegnato alla giunta regionale a Venezia, dove è ripartito il tavolo di confronto. «Secondo le indicazioni che sono venute dall’assemblea dei sindaci dell’ottobre scorso, ho richiesto ai vertici regioali un tavolo istituzionale, non solo tecnico».
«Punto irrinunciabile per questo confronto è che il riferimento normativo per la valorizzazione della specificità per la Provincia di Belluno sia l’articolo 16 della legge 25: esso prevede che le funzioni siano accompagnate dalle risorse finanziarie, umane e strumentali per poterle esercitare», precisa Padrin. «La nostra prima richiesta è che dal disegno di legge emanato nel luglio scorso dalla giunta veneta, venga stralciato il titolo IV, quello riguardante il conferimento di funzioni alla Provincia di Belluno. Questo perché la legge regionale 30/2016 conferma le funzioni non fondamentali già conferite a Palazzo Piloni».
Quello che propone la Provincia è che «le leggi regionali 30/2016 e 27/2017 vengano modificate così da riportare le funzioni di caccia e pesca da subito in capo all’ente e senza dare corso a interveniti legislativi che, anche indirettamente, modifichino il quadro delineato dalle legge 25», sottolinea Padrin, che poi sottolinea: «Questo percorso va fatto gradualmente».
Per avere il via libera a trattare su questi argomenti, il presidente ha deciso di convocare per il 28 dicembre l’assemblea dei sindaci. «I tavoli tecnici precedenti», dice Padrin, «hanno tenuto conto solo in parte della necessità che al passaggio delle funzioni corrisponda il contestuale trasferimento delle necessarie risorse. Esigenza resa necessaria dal principio di adeguatezza, secondo il quale l’ente potenzialmente titolare di una potestà amministrativa, deve avere anche un’organizzazione adatta a garantire l’effettivo esercizio di tali potestà». «Quello che cerchiamo con la Regione», conclude il capo di palazzo Piloni, «è un’intesa che possa realmente portare benefici alla comunità bellunese in termini di buon funzionamento dei servizi, acquisendo dagli uffici veneti un quadro delle attività, delle procedure operative e delle risorse umane collegate alla funzioni da decentrare. Tale ricognizione deve tener conto del personale già distaccato in Provincia di Belluno e di parte delle risorse dei canoni idrici di cui già dispone la stessa provincia per la difesa del suolo».
(p.d.a.)
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