Specificità, si discute in Regione: «I bellunesi devono farsi sentire»

Domani comincia la discussione della legge in consiglio regionale. Reolon teme colpi di mano per svuotare il provvedimento dei veri contenuti

BELLUNO. Domani pomeriggio inizia in consiglio regionale una delle partite più importanti e complesse per il Bellunese, l’approvazione della legge che riconosce la specificità alla provincia e dà attuazione all’articolo 15 dello statuto regionale.

È la legge, cioè, che decide come e quando trasferire una lunga serie di competenze agli enti bellunesi, la Provincia in primo luogo, ma anche Unioni montane e comuni. Tutto bene, finalmente? Tutto liscio dopo 11 anni di attesa? Non proprio. Sergio Reolon (Pd) teme colpi di mano da parte della giunta per annacquare il contenuto della legge, per svuotare di importanza il provvedimento. «Il clima non è bello» spiega. «Sembra quasi che si tratti di fare un favore ai bellunesi, non di una esigenza e di un diritto. La Lega, che dovrebbe essere un partito che difende le autonomie locali, è il più accanito avversario di questo provvedimento. In pratica l’autonomia bellunese può contare sui voti certi del Pd (siamo in 13) e sui voti dei tre consiglieri bellunesi. Siamo pochi».

Reolon si rivolge a Zaia: «Ha dichiarato che sarebbe stato l’assessore della provincia di Belluno. Ora mi aspetto che dia concretezza a questa promessa». Ma il consigliere del Pd si rivolge anche ai bellunesi: «Questo è un momento storico per la provincia, una decisione che può cambiare i connotati del territorio bellunese, che può farci fare un importante passo verso la riduzione degli squilibri che ci penalizzano. Eppure non sento una sola voce venire dal Bellunese. Mi aspetterei che i 67 sindaci fossero presenti, con la fascia tricolore, durante il consiglio regionale per far capire quanto importante è per noi avere la specificità. Mi aspetterei che le categorie economiche prendessero il telefono in mano per chiamare Zaia e avvertirlo che se la legge non passerà, se la specificità non sarà riconosciuta, verrà scritto su tutti i muri dei nostri paesi che la colpa è sua, del presidente del Veneto».

D’altra parte, aggiunge Reolon, lo si sapeva da sempre: l’autonomia non ce la regala nessuno, è un percorso di guerra. E non si può chiedere al Veneto di darci quello che hanno Trento e Bolzano, non può farlo. Ma la possibilità di gestire in loco molte importanti competenze (con i relativi soldi) questo Venezia lo può fare. Il percorso per arrivare al voto favorevole non è facile. Sono attesi degli emendamenti, anche da parte degli stessi consiglieri bellunesi. Sergio Reolon ne ha pronti due, che oggi discuterà anche con Bond e Toscani. Il primo riguarda il demanio idrico: «L’intenzione è di far cancellare l’emendamento della Finanziaria 2014 secondo cui il 50 per cento degli introiti del demanio idrico restano alla Regione».

Nella Finanziaria del 2006, quando Reolon era presidente della Provincia, era stato stabilito che la gestione e i fondi del demanio idrico passassero completamente alla Provincia. Nel 2008 i canoni vennero raddoppiati. In seguito Bottacin, presidente della Provincia, si accordò con la Regione perchè il raddoppio dei canoni restasse in Regione. «Un accordo illegittimo - dice Reolon - perchè non era previsto dalla legge. Proprio in virtù di questo accordo ora la Provincia deve soldi alla Regione, un paio di milioni di euro, mentre secondo me, con l’applicazione della Finanziaria 2006, ne avanzerebbe una quindicina, se non di più, dalla Regione stessa». Nella Finanziaria del 2014 è stato stabilito che il raddoppio resta alla Regione: è questo emendamento che ora Reolon vuole cancellare. Se ciò avvenisse, alla Provincia arriverebbero circa sette milioni di euro in più.

Altro emendamento preparato da Reolon, è quello sulla tempistica della specificità. Attualmente si prevede che la giunta regionale abbia sei mesi di tempo per fare la ricognizione dei singoli settori che deve trasferire al Bellunese. E poi altri diciotto mesi per completare il trasferimento. «Troppo tempo: a mio avviso si deve concludere tutto entro il 31 dicembre 2015». Si parla di soldi e di competenze: non è difficile capire che la partita sia complicata e piena di ostacoli e di pericoli.

«È il momento che la montagna faccia sentire la propria voce e dia il sostegno ai consiglieri regionali bellunesi», è l’appello di Reolon.

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi