Spese condominiali aumentate del 70% a Belluno. Ater: «Gli inquilini sono in difficoltà»

Spese condominiali lievitate del 70% e inquilini sempre più in difficoltà. C’è grande preoccupazione in Ater per l’aggravarsi del contesto sociale in cui opera, situazione che sta affrontando con ogni mezzo per aiutare i suoi inquilini e per espandere l’offerta di alloggi. A fare il punto è la presidente di Ater Belluno, Ilenia Rento, insieme al direttore Alberto Pinto.
In questi giorni Ater ha chiuso i bandi di dicembre 2022 con 318 nuove domande di alloggi, un numero parziale perché mancano ancora quelle di Feltre e alcuni Comuni non hanno fatto il bando. Nel 2021 furono 281, ma sempre con bandi parziali. «Succede tutti gli anni», spiega la presidente Rento, «quindi è difficile fare un paragone, ma in media siamo a 350-400 domande all’anno. Se la domanda appare stabile, tuttavia, i segnali di un aggravamento della situazione sono chiari».
La notizia peggiore è arrivata dai preventivi di bilancio inviati dagli amministratori dei condomini: «Le spese sono aumentate del 70%», prosegue Rento, «e le famiglie sono già in difficoltà perché le spese si pagano a rate sul preventivo. Nelle case dell’Ater vivono persone con fragilità importanti e ci stanno già dicendo che non ce la fanno e che devono scegliere a quale bene primario rinunciare: fare la spesa o pagare le bollette?».
Ater si è fatta carico del problema informando la Regione Veneto e mobilitando i servizi sociali e l’unico parlamentare bellunese, Luca De Carlo, oltre a chiedere aiuto alle associazioni del territorio che si occupano proprio di dare sostegno a chi è in difficoltà economica. «La nostra speranza è che si riesca ad affrontare e risolvere questa che è una vera e propria emergenza. I servizi sociali dei Comuni hanno risorse che si possono gestire con maggiore flessibilità a rispetto a noi. Ho già visto quelli di Belluno e Feltre, dove si concentra il maggior numero di inquilini e in Regione ho parlato con l’assessore all’edilizia che farà da tramite con i colleghi di bilancio e sociale, perché il problema va affrontato con tutte le leve possibili. Restiamo aperti a qualsiasi tipo di suggerimento da chi ha competenze specifiche».
La coperta però è corta e una soluzione ancora non c’è, mentre la situazione si fa sempre più grave. «Gli inquilini», aggiunge il direttore, «possono rateizzare il debito e cercare supporto dai servizi sociali anche nella gestione della quotidianità. Se le famiglie non pagano le spese Ater deve farlo al posto loro, ma poi è obbligata a chiedere la restituzione dell’importo e se questo non avviene siamo costretti a procedere con lo sfratto. Abbiamo le mani legate. La regola dice che la decadenza va dichiarata dopo quattro mensilità non pagate, ma è evidente che la procedura non risponde alle necessità della comunità. Noi non applichiamo alla lettera e prima di far partire la procedura consultiamo i servizi sociali e le associazioni del territorio. La decadenza è l’ultima spiaggia, ma non possiamo dimenticare nemmeno chi è in attesa di un alloggio».
Un altro segnale preoccupante è l’aumento delle emergenze abitative: «Le domande stanno aumentando notevolmente, anche per famiglie numerose, ma non abbiamo abbastanza alloggi a disposizione. I Comuni possono sfruttare fino al 10% delle case. Inoltre», aggiunge Rento, «non abbiamo quasi più rinunce: solo 4 da settembre a oggi e solo per trasferimenti e mutamenti del nucleo familiare. In passato in alcune zone più periferiche e con meno servizi le rinunce erano numerose, quindi le persone avevano delle alternative, ora l’alloggio è diventato un’emergenza».
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