Spingeva solo lo scooter, cade lo stato di ebbrezza
L’uomo di Limana era caduto con la moto dopo una manifestazione in Valmorel. Non è stata raggiunta la prova che fosse alla guida prima del controllo
FERRO - CONTROLLI ALCOL TEST POLIZIA
LIMANA. Spingeva lo scooter: niente guida in stato di ebbrezza. Un limanese, molto conosciuto per aver gestito anni una pompa di benzina, è stato assolto, perché il fatto non sussiste. Rischiava la revoca della patente, oltre che un anno e due mesi di arresto e 5 mila euro di ammenda. Del resto, il prelievo ematico all’ospedale San Martino aveva detto 2,80 grammi di alcol per litro di sangue, che è molto. Aveva bevuto così tanto ai chioschi di una gara di mountain bike in Valmorel da cadere da solo, all’altezza del bivio tra le vie Ragazzi del 99 e Canalet. Non ricorda nemmeno lui quanti calici in carta di prosecco, ma di giri ne erano scattati parecchi quel 4 ottobre 2014. Forse addirittura uno per amico e di amici ne ha sempre avuti molti.
Secondo la ricostruzione della procura, era alla guida del Kymco da 400 centimetri cubici e meritava un processo per violazione dell’articolo 186 del Codice della Strada. Il 52enne imputato ha ricostruito qualcosa di completamente diverso e preciso, nell’esame di ieri mattina: non se l’era sentita di tornare a casa in moto e, quando era stato accompagnato nei pressi del ristorante dove aveva parcheggiato il mezzo, aveva preferito mettersi il casco in testa, senza allacciarlo, e spingere per alcuni metri il motoveicolo, prima di stramazzare a terra e rimanerci per diversi minuti.
Il primo a soccorrerlo era stato un infermiere, che stava scendendo a sua volta da quella manifestazione in quota: ha visto delle auto ferme e fatto il suo mestiere. Il paziente gli sembrava addirittura incosciente, solo in un secondo momento gli è parso meno grave, ma in ogni caso con un alito tipicamente vinoso. Nessuno aveva visto cadere il benzinaio ed è proprio la mancanza di testimoni ad aver giocato un ruolo molto importante. Oltre a questo, pochi graffi alla scocca, nessun problema al vestiario, non bastasse la polizia giudiziaria gli ha trovato le chiavi in tasca e non in corrispondenza dell’accensione.
Il pubblico ministero Tricoli aveva ritenuto, comunque, provata la responsabilità dell’imputato, chiedendo una condanna e riflettendo sulla contabilità confusa dei prosecchi e sulla grande precisione della descrizione della caduta.
Il difensore Patelmo ha demolito l’accusa: l’uomo stava spingendo e questo non è reato, anzi andrebbe lodata la sua decisione di non mettersi in viaggio e d’incamminarsi, se non si fosse fatto male. La camera di consiglio del giudice è durata appena una ventina di minuti: assoluzione, perché il fatto non sussiste e 40 giorni per le motivazioni.
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