Spopolamento, agricoltura in allarme
BELLUNO. «Noi agricoltori abbiamo già vissuto in vari momenti l’abbandono della terra e della montagna. E ora c’è il rischio che possa succedere ancora, se all’agricoltore non vengono garantiti servizi e politiche serie per la montagna. Altrimenti, visti i costi, rimanere qui diventa davvero difficile».
A dirlo è il presidente di Coldiretti, Silvano Dal Paos che interviene sul tema dello spopolamento che da diversi anni sta svuotando il Bellunese, con dati che diventano sempre più drammatici. Malgrado questo ad oggi poco si è fatto per tenere in montagna i giovani, per far crescere le attività agricole legate a doppia mandata al territorio.
«L’agricoltura e tutte le attività boschive e forestali sono collegate alla montagna e non possono essere spostate. Anzi, sempre di più l’agricoltura non solo è legata al territorio, ma anche al turismo, ed entrambe risentono degli effetti dello spopolamento. L’agricoltore rappresenta il presidio del territorio, ed è sempre stata una delle ultime attività ad essere lasciata, perché senza agricoltura tutto il territorio ne risente. L’una è complementare all’altro».
Ma per rimanere, l’agricoltore deve avere assicurati i servizi essenziali che non sono tanto il wifi, ma le strade e gli ospedali, il terreno, gli animali. «Solo così uno resta in montagna, perché i costi, come si capisce, sono molto alti, per questo un tempo il territorio era stato abbandonato. Ora», prosegue Dal Paos, «dobbiamo lavorare per questa provincia, considerato che molti giovani hanno deciso di investire sulla terra. Ma per sopravvivere qui servono delle aziende agricole innovative, capaci di adattarsi alle esigenze del territorio, che sappiano integrarsi col turismo, che sappiano fare tante attività e tutto questo per potersi mantenere e stare in piedi. Perché la montagna non è la pianura, qui è tutto più difficile».
Servono, per la Coldiretti, «politiche adeguate per la montagna, un po’ come si fa per le aree interne. Sicuramente chi abita in Valbelluna, come in pianura, non capisce cosa significhi vivere in montagna. Si pensi soltanto al fatto che, nelle parti alte, per spostarsi da un punto all’altro servono ore. Per questo se realmente la politica tiene alla provincia di Belluno, chiediamo che crei le opportunità perché le persone ci restino».
Dal Paos punta l’accento sul connubio ambiente-agricoltura-turismo-prodotti. Senza l’uno non si può avere l’altro. «Certo, l’agricoltura qui è di presidio e di mantenimento del territorio», spiega il capo della Coldiretti. «Dobbiamo fare in modo di tenere qui quello che è caratteristico del Bellunese, dobbiamo fare come le aziende industriali: fare del made in Italy e del made in Belluno una nostra peculiarità».
Il presidente dell’associazione degli agricoltori non manca di sottolineare i problemi presenti in questo territorio e cioè il gap tra scuola e lavoro. «Si fa fatica a trovare certe figure professionali per cui, per evitare lo spopolamento, da parte nostra sarebbe importante che ci fosse più collegamento tra scuole e imprese e che si potessero sviluppare dei percorsi formativi e informativi per i giovani, per orientarli sulle vere necessità impiegatizie della provincia. Sicuramente, quello che possiamo dire è che qui si sta bene, rispetto ad altre realtà molto più problematiche, ma non possiamo permettere che tutto questo finisca. E allora la politica pensi a qualcosa», conclude Coldiretti, «per rendere meno gravoso, per i cittadini e per chi fa impresa, per garantire un reddito adeguato, magari partendo da un taglio dell’Iva o da altre voci. Deve essere chiaro che la montagna non è uguale alla pianura e merita un trattamento diverso».
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