Spopolamento, l’allarme dei sindaci

L’azienda sanitaria e gli amministratori molto preoccupati per la tenuta dei servizi e la copertura dei costi per i più deboli
Di Paola Dall’anese

BELLUNO. Spopolamento e carenza di risorse. Questi i mali che affliggono la montagna bellunese secondo i sindaci della Conferenza dell’Usl 1. I primi cittadini hanno evidenziato la grande preoccupazione per la ricaduto sui servizi sociali che, in un contesto che tende ad aggravarsi, sono sempre più a rischio.

«Il contesto in cui ci muoviamo non è semplice», esordisce il direttore dei servizi sociali Gian Antonio Dei Tos, «il taglio alle risorse che ci vengono trasferite diventa importante per un territorio alle prese con il calo della popolazione, che va ad aggravare la situazione economica. Lo Stato e le Fondazioni bancarie hanno tagliato le risorse. Ora siamo costretti ad andare a prenderle in Europa, al Consorzio Bim e altrove, dobbiamo essere creativi nella ricerca di finanziamenti, tenendo comunque un rapporto stretto con la Regione».

A lamentarsi di come la situazione si stia facendo «gravosa» è l’assessore di Auronzo, Lorenzo De Martin, che ha puntato il dito «sulla mancanza cronica di personale, sulla popolazione in diminuzione, sulla gente che preferisce andarsene e sul tasso di invecchiamento che si alza. Siamo presi a tal punto che i sindaci hanno deciso di chiudere una struttura per migliorarne un’altra e a questo punto speriamo che sia così. Dobbiamo andare in Regione e dire che siamo una zona svantaggiata, tanto che neanche i medici restano qui».

Preoccupato dello spopolamento anche il Comune di Agordo, che ha presentato un documento in cui evidenzia tutte le criticità del sistema: «Il calo demografico», dice l’assessore Nadia Dell’Agnola, «non deve avere ricadute sulle quote capitarie del Comune per i servizi sociali», lasciando intendere che un’eventuale crescita dei costi porterebbe soltanto a un taglio dei servizi. Anche l’amministratore di Agordo si è detto preoccupato del fatto che «i medici qui non restano», auspicando che si possa presto togliere quel numero chiuso delle università. D’accordo su questo punto il sindaco di Belluno, Jacopo Massaro: «Serve una relazione più stretta con la Regione, affinché a Roma faccia valere la nostra specificità. Bisogna togliere i vincoli che attanagliano la nostra provincia».

«Se la popolazione diminuisce», aggiunge il sindaco di Rivamonte Agordino, Valter Dario Todesco, «aumentano i costi dei servizi per tutti. A ciò si aggiungono la difficoltà a reclutare personale specialistico e medico, perché qui non resta nessuno».

Uno dei primi effetti dello spopolamento è la minore disponibilità economica del territorio. «Le case di riposo sono in panne», ha detto il referente per l’area Anziani del Piano di zona, Arrigo Boito, «perché non riescono a programmare le entrate per la variabilità degli utenti, e nel 2016 si prospetta la mancanza di 3 milioni di euro complessivi per l’equilibrio del sistema».

Sono sempre di più i posti sostenuti dalla Regione che restano vuoti, specie nella parte alta della provincia: «Sarebbe necessario iniziare a pensare a una rete di sussidiarietà tra strutture, riservando dei posti fissi per ogni casa di riposo da riempire con utenti paganti completamente, mentre il resto verrebbe messo a disposizione del territorio».

Non se la passa meglio il Servizio delle dipendenze, che si è visto azzerare il fondo per la lotta alla droga, «tanto da ripiegare su fondi del Dipartimento di prevenzione per la salute per garantire i servizi», ha detto Alfio De Sandre responsabile del Serd.

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