Sport e residenza per rilanciare il Pio XII di Misurina
Parla il neo direttore sanitario Ermanno Baldo: «Qui ci sono potenzialità enormi, ma ancora poco sfruttate»
AURONZO. Da luglio l’istituto Pio XII di Misurina ha un nuovo direttore clinico. Si tratta di Ermanno Baldo, ex primario del reparto di Pediatria dell’ospedale di Rovereto. A lui l’arduo compito di trovare la soluzione a quello che appare a tutti gli effetti un paradosso: nonostante l’istituto Pio XII di Misurina sia stato certificato come uno dei quattro centri più importanti per la cura dell’asma infantile a livello mondiale, la sua enorme potenzialità finora è stata sfruttata solo parzialmente. Un problema confermato dallo stesso Baldo, che nel poco tempo trascorso dal suo insediamento ha già apportato alcune novità al piano sanitario. «Senza stravolgere il lavoro fin qui svolto», ha esordito Baldo analizzando la situazione in cui versa la struttura.
Perché ha scelto di sposare la causa del Pio XII di Misurina?
«Rispetto al mio precedente incarico ho trovato alcune similitudini. C’è un filo conduttore che si muove attorno alla cura delle malattie pediatriche. L’obiettivo del nostro lavoro è dimostrare che un adeguato programma di riabilitazione in altura può cambiare l’andamento delle malattie respiratorie croniche, fino a ottenere, nella fase della crescita o alla fine di essa, un incremento della massima funzionalità respiratoria che sarà in grado di migliorare la salute per il resto della vita».
Conferma che il Pio XII è un’eccellenza poco sfruttata?
«Purtroppo é così. In questo luogo, incantevole dal punto di vista paesaggistico, ci sono le condizioni ideali per curare determinate patologie. Il merito è da ricondurre alla posizione altimetrica speciale, in grado di riprodurre una situazione unica. L’altezza non è tale da creare problemi nell’utilizzo di ossigeno, il clima prevede assenza di umidità e una ventosità contenuta. Qui non ci sono acari, non c’è polline. Questi fattori, insieme ad altri, fanno sì che l’aria, entrando nei bronchi, faccia meno attrito, migliorando di molto la situazione bronchiale. Sono circostanze in grado di migliorare lo stato di salute di un soggetto asmatico in maniera del tutto naturale nel giro di 24, 48 ore».
Su cosa si fonda il nuovo programma medico scientifico?
«Il tema che abbiamo voluto porre all’attenzione di tutti è il ruolo dell’attività fisica nella riabilitazione respiratoria dell’asma. Le nuove conoscenze ci hanno spinto a introdurre uno specifico programma di fisioterapia attraverso il ricorso all’attività sportiva, determinante per la crescita dei bambini. Noi intendiamo farla in maniera controllata e misurata, attraverso il ricorso a una serie di macchinari all’avanguardia, che solo il nostro centro può vantare. Se riusciamo a valorizzare questo aspetto, sono certo che Misurina potrà finalmente acquisire un ruolo importante».
Cos’è che non ha funzionato in passato al Pio XII?
«I bambini malati di asma, anche nei casi più gravi, qui fanno cose che altrove non riescono a fare. Abbiamo avuto degenti del Bambin Gesù di Roma che non riuscivano a salire le scale. Qui, dopo due giorni, erano fuori a giocare a pallone. Il merito è della resistenza polmonare che diminuisce e la quantità di aria che aumenta. Questo è il messaggio che finora non è stato divulgato a pieno. Qui si possono fare cose che in pianura non si possono fare, non certo perché abbiamo la bacchetta magica, ma perché ci sono le condizioni ideali per farlo. Il resto lo farà la collaborazione con i più grandi centri pediatrici italiani, con i quali stiamo intensificando i rapporti forti della nostra proposta unica nel suo genere».
Quanti bambini oggi sono ospiti del Pio XII?
«In questo periodo sono una ventina. Si tratta di bambini con patologie che richiedono un trattamento continuo. Per questo sono qui e vanno a scuola a Cortina. L’istituto sarà invece tutto pieno durante le festività natalizie. Per una famiglia è complicato spostarsi per stare vicina ai propri bambini. Per ovviare al problema ricettivo è nostra intenzione rilanciare la residenza, ospitando, come una volta, le famiglie dei piccoli degenti».
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