Sportelli antiviolenza “Belluno donna” punta alla montagna
BELLUNO. Uomini che odiano le donne. Tanto da ucciderne 76. Un dato impressionante quello riguardante i femminicidi nel 2016. Un dato che non tocca la provincia di Belluno, ma ciò non significa che episodi di violenze e soprusi siano assenti ai piedi delle Dolomiti.
A evidenziarlo è Anna Cubattoli, presidente di Belluno Donna, il centro antiviolenza che conta una trentina di socie. Nato nel 2010, il sodalizio gestisce due sportelli sul territorio (Belluno e Feltre) e una casa rifugio per vittime di violenza nel capoluogo. Le idee sarebbero tante, ma a mancare sono i soldi: «Nel 2013 sono uscite leggi nazionali e regionali che prevedono finanziamenti per i centri antiviolenza», dice Anna Cubattoli. «Da Venezia abbiamo ricevuto un contributo di 20 mila euro per il periodo 2015/2016 per la casa rifugio e 30 mila euro per il centro antiviolenza. In cambio, però, ci è stata richiesta la reperibilità festiva e notturna e l’utilizzo di figure professionali come psicologhe e assistenze. In poche parole ci vengono richiesti orari, aperture e professionalità, che ovviamente costano più dei contributi che ci vengono liquidati».
I numeri sono pesanti anche in provincia di Belluno, «ma è sbagliato parlare di esplosione del fenomeno», sottolinea Cubattoli, «perché ormai sono anni, decenni, secoli che la donna è vittima di violenze e soprusi di ogni genere. Da quando esistiamo (primo dicembre 2010) siamo state contattate da 583 donne: facendo due conti, una alla settimana. Donne che, soprattutto in ambito familiare, hanno subito violenze di ogni genere: fisica, sessuale, psicologica, economica, stalking. E a volte una donne subisce più violenze allo stesso tempo».
Sbaglia chi pensa che le violenze siano maggiormente diffuse nei ceti sociali più bassi: «La violenza è trasversale. Tocca tutti i ceti sociali. Sono tante le donne vittime di soprusi, donne che sopportano fino a quando la situazione non degenera. A questo punto si aprono e si confidano, ma ciò accade solo se davanti trovano interlocutori che le credono e noi siamo tra questi. Nessuna delle nostre operatrici dà consigli, perché le vittime di violenza hanno principalmente bisogno di parlare e di riacquistare la propria autostima».
Ultimamente Belluno donna ha aperto un suo sportello anche a Feltre: «E di questo non smetteremo mai di ringraziare il sindaco Perenzin, che ci ha sostenuto in questa iniziativa. Da febbraio sono già 22 le donne che ci hanno contattato. Se pensiamo che in cinque anni erano state una novantina le donne feltrine che ci avevano chiesto aiuto, possiamo capire come sia importante essere sul territorio. Per questo motivo il nostro desiderio è aprire sportelli nelle parti più lontane della provincia, vogliamo farci conoscere in Comelico, in Cadore, in Agordino, magari con sportelli itineranti e aperti in determinati giorni della settimana».
Nella casa rifugio Belluno donna ospita donne che hanno già fatto il loro percorso per l’uscita dalla violenza o con problemi economici: «No, non accudiamo donne in pericolo. In questo appartamento, che ci è stato dato in comodato gratuito dal Comune di Belluno, possono trovare posto due donne, che possono restare ospiti fino a sei mesi, anche se questo periodo può essere prorogato».
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