«Squadre di professionisti per la protezione civile»
BELLUNO. Nuclei di protezione civile fatti da professionisti: pagati, addestrati e dotati di mezzi per gli interventi di calamità naturale. Come la “naja” volontaria di oggi, ma esclusivamente civile: un corpo che indossi la giacca gialloblù come fosse la mimetica dei corpi militari.
Dalla tomba ghiacciata dell’hotel Rigopiano di Farindola e dalle chiese puntellate di Norcia prorompe una nuova idea di protezione civile: specializzata, autonoma e provvista di mezzi, evoluta rispetto all’immagine del tecnico volontario costretto a usare mezzi propri per portare soccorso.
Idea lanciata da Rodolfo Selenati, presidente del Soccorso alpino del Veneto, corpo che dal 19 gennaio ha spedito in Abruzzo ben 63 uomini fra tecnici e nuclei speleo. Scansate le polemiche, la spiega così: «Penso a dei professionisti delle calamità», dice Selenati, che un punto sulla situazione lo farà con i suoi «per valutare tutto e avviare eventuali correttivi, chiaramente dove è possibile migliorare». «Ma qui bisogna creare nuclei di protezione civile, come una ex leva, per formare i giovani, dislocandoli in centri nazionali e addestrandoli per le prime emergenze. Tre nuclei di questo genere da dislocare al nord, centro e sud Italia: in primo luogo si dà la possibilità di lavoro alle persone e si hanno squadre immediatamente usufruibili ed equipaggiate di tutto punto in caso di calamità, come quella alla quale abbiamo assistito. Parlo di persone pagate, addestrate, professionisti delle calamità».
Per Selenati, «qualcosa comunque cambierà dopo questa tragedia. Gli eventi si stanno moltiplicando e bisogna rivedere le cose, anche a livello di Soccorso alpino: dove c’è la possibiltà di migliorare, bisogna farlo».
In Abruzzo c’è stato un evento fuori dell'ordinario: «Sfido chiunque a dire che si poteva fare di più di quel che si è fatto. Ma il Csnas deve riflettere, perchè ci si è accorti che vanno acquisiti altri mezzi e adottate nuove tecnologie. Quello è stato un evento fuori da ogni regola, ma non sono più rari come un tempo. Per questo penso a un corpo professionista di intervento civile, ben addestrato. Ne parlerò in Regione con l’assessore Bottacin».
Mercoledì sono rientrate le squadre del Cnsas (tre Delegazioni, II Dolomiti Bellunesi, XI Prealpi Venete, VI Speleologica Veneto – Trentino Alto Adige), che hanno raggiunto i luoghi del terremoto con elicotteri della Regione, il primo giorno, e poi con mezzi propri, trasportando quad, motoslitte e gatti delle nevi. Turni alternati e massacranti di due giorni, operando sull’hotel Rigopiano, fino al ritrovamento di tutti i dispersi, scavando anche con le pale a mano per aprire i primi varchi nella valanga. Il resto sono sondaggi, aiuti ad altri enti per recuperare le vittime, bonifica dell’area per far entrare i mezzi di scavo. Altre squadre hanno operato nei paesi isolati del Teramano: hanno evacuato, soccorso, spalato neve dai tetti, verificato casa per casa le condizioni dei residenti, facendosi portavoce delle loro eventuali necessità, trasportato generi di prima necessità, dal pane alle medicine, fino alla benzina per i generatori.
«L’insieme devastante del terremoto e della valanga ha dato origine a una situazione probabilmente mai vista prima, che ha portato tutte le forze in campo a operare in uno scenario molto complesso e pericoloso per le diverse emergenze cui far fronte a Rigopiano, operando tra le macerie di una struttura sommersa dalla neve, con elevato rischio di altre scariche», conclude Selenati. «Oltre a garantire le proprie specifiche competenze tecniche, i nostri soccorritori si sono prestati anche a utilizzare mezzi e attrezzature non consueti, dimostrando grande professionalità e adattandosi a ogni situazione operativa loro richiesta, pur nelle ovvie difficoltà di gestione logistica».
«In merito all’utilizzo del Soccorso alpino in questo tipo di emergenza occorrerà approfondire la riflessione. Ringrazio tutti gli uomini e le donne del Sasv che hanno subito accolto la richiesta di aiuto della popolazione abruzzese e sono vicino agli amici e colleghi del Soccorso alpino e speleologico dell’Abruzzo, ancora di più dopo il grave lutto che li ha colpiti con il terribile incidente di Campo Felice. Tutti noi ci stringiamo al dolore dei familiari delle sei vittime».
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