Squizzato Viaggi a Dolomitibus «Coinvolgeteci»

belluno

«Dolomitibus ci convochi per discutere di un uso dei bus turistici privati all’interno del servizio pubblico. In un momento di crisi come questo non è giusto lasciarci morire». A dirlo è Graziano Squizzato, titolare della Squizzato Viaggi e dell’agenzia viaggi Stella Alpina, sceso in piazza con le sue dipendenti per testimoniare una situazione insostenibile dopo otto mesi di mancati incassi: «Dopo una vita di lavoro non si può trovarsi in questa situazione».

I titolari di agenzie di trasporto sono scesi in piazza, assieme alle altre partite Iva allo stremo, chiedendo di fare squadra col pubblico per superare il momento: «Vorrei sapere perché, dopo i contributi della Provincia arrivati a Dolomitibus facciano viaggiare i loro pullman turistici sulle linee, invece che chiedere a noi di aiutarli nel servizio. Se i mezzi turistici devono stare fermi, vanno bloccati anche i loro», continua Squizzato. «C’è poi la questione degli scuolabus: i Comuni ce li hanno fatti comprare per fare il servizio al posto loro e ora non vogliono pagarci nemmeno il 40% di costi fissi».

Le spese continuano a martellare i conti delle imprese e, dopo mesi di perdite dal 90% in su, le riserve cominciano a scarseggiare, una situazione paradossale per uno dei pochi settori che potrebbero almeno galleggiare se agganciati al servizio pubblico in attesa di un ritorno alla normalità: «Abbiamo mezzi, capacità e autisti preparati, ci basterebbe l’assegnazione di piccoli incarichi per sopravvivere, invece al momento non vedo collaborazione e questo è triste».

«Ho bloccato il leasing per i miei mezzi, come detto dal Governo, e dopo lo stop il leasing Mercedes mi ha chiesto 900 euro di interessi extra», commenta amaro Ettore De Bon di Servizi autonoleggio bellunesi di Longarone, «in un periodo di crisi c’è sempre qualcuno che riesce a fare i soldi».

La situazione è dura anche nell’agenzia viaggi di Squizzato (Stella alpina): «Le scuole pare non vadano in gita neanche quest’anno e l’anno scorso abbiamo anticipato gli alberghi, che non ci hanno rimborsato, e ora gli istituti vogliono i soldi indietro da noi», conclude Squizzato, «al momento sono in perdita di 80 mila euro, cosa dovrei fare?».

In piazza anche le dipendenti dell’agenzia: Michela, Maura, Cristiana, Luana e Giovanna, unite alle dipendenti di altre agenzie bellunesi. «Non lavoriamo da marzo», spiega Sonia di Villabruna viaggi di Feltre, «proteggiamo i clienti con i rimborsi, ma nessuno protegge noi».

«Sono arrivati solo i 600 euro di marzo, poi nulla e le spese fisse ci sono», dice Katia della Filippin viaggi di Ponte, «per noi i clienti sono amici e non li lasciamo soli. I bonus vacanza sono stati un flop e con noi il Paese lascia per strada il 13% del Pil».

Insieme a loro, in piazza, anche tante altre storie di partite Iva: parrucchieri, baristi, ristoratori e negozianti, accomunati da una situazione sempre più ingestibile: «La lotta al virus non può significare morte sociale, culturale ed economica», ha spiegato al microfono Elena, titolare dei bar Al tarlo e Saint-tropez di Sedico, «il Governo ha diviso i cittadini tra reddito garantito e reddito “può darsi”, non può funzionare così».

«Non siamo qui per chiedere soldi o sussidi particolari», spiega Antonietta, parrucchiera di Sedico, «vogliamo solo poter continuare a lavorare e speriamo di venire ascoltati». Alle tante storie si è aggiunta quella di Silvia Zanardo dell’osteria Al Ponte, organizzatrice dell’evento: «Ci hanno fatto seguire tutta una sfilza di norme per poi farci chiudere. Rischiano solo di fare dei danni lasciando i nostri ragazzi in giro». —



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