Stabilimento Lattebusche festa per i sessant’anni

Cesio, la cooperativa celebra domani l’anniversario dell’impianto produttivo Il presidente Guerriero: ricordare il passato per guardare al futuro

CESIOMAGGIORE. Nel 1954 nasceva la Latteria sociale cooperativa della vallata feltrina, con sede a Cesio perché all’epoca Feltre non era ancora considerato Comune montano, quindi non avrebbe potuto beneficiare delle apposite agevolazioni.

Il 24 marzo del 1957, quindi quasi 60 anni fa tondi tondi, veniva posata la prima pietra dello stabilimento per la lavorazione del latte, quella che poi si sarebbe trasformato nel colosso produttivo di oggi a Busche. E allora perché non celebrare quel che è un importantissimo traguardo per l’intero comparto agricolo bellunese con una festa in fabbrica?

Peccato che la capienza sia limitata e che non sia possibile fare le cose in grande com’è stato tre anni fa, quando Lattebusche ha voluto festeggiare 60 anni con un’intera giornata di iniziative che hanno registrato centinaia di partecipanti.

L’appuntamento delle 10.30 di domani è così per i pochi intimi che sono riusciti ad accaparrarsi i posti riservati. Ci saranno le autorità, sicuramente il sindaco Michele Balen, ma è da aspettarsi l’arrivo anche di altre fasce tricolori, il vescovo Renato Marangoni ma anche don Lino Mottes, che nel ’57 ha assistito il vescovo Muccin nella benedizione del mattone angolare, quello su cui si regge ancora oggi il comparto lattiero-caseario della provincia.

L’unico socio sempre presente, l’unico ancora in vita e che non mancherà al brindisi di domani, è Giovanni Zallot.

«Prima che nascesse la latteria sociale il nostro territorio era costellato di caseifici e casei», ricorda il presidente Augusto Guerriero, «mi ricordo che ce n’erano tre a Sovramonte, da dove provengo, e ben sette a Pedavena. I soci fondatori sono stati 36 ed erano provenienti da realtà trasversali. Alcuni erano membri di importanti famiglie feltrine, come i Guarnieri, i Bonsembiante o i De Mezzan, altri invece erano allevatori e agricoltori. La squadra che ha dato vita alla nostra cooperativa rappresentava bene il tessuto produttivo di allora».

Guai lasciarsi scappare una tappa: «Ricordare le date più importanti fa bene a noi, ai nostri soci e ai consumatori», dice il presidente, «non possiamo sapere dove andremo se dimentichiamo da dove siamo partiti».

Sono stati anni di grande soddisfazioni ma anche di grosse difficoltà, come l’abolizione delle quote latte e l’approdo a un mercato globale senza pietà e senza apparenti criteri di tutela delle eccellenze produttive di nicchia. Oggi il colosso lattiero-caseario punta a convertire parte della sua filiera al biologico coinvolgendo le parti alte e quelle meno “contaminate” della provincia, per fornire prodotti che sappiano stare sul mercato ma ancor di più al passo con i tempi e i gusti dei consumatori.

Francesca Valente

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