Stagione dello sci, pressioni sul governo per i ristori e le aperture di alcuni settori
CORTINA
Nell’immediata vigilia del ponte di sant’Ambrogio e dell’Immacolata arriverà finalmente la neve, quella che non costa. Gli impiantisti prepareranno comunque le piste, ma si sono già fatti una ragione: apriranno dopo le scuole, quindi dopo l’Epifania. Questo – conferma Roger De Menech – è l’orientamento del Governo, come anticipato il ministro Boccia.
«Se così sarà, avanti con i ristori, per tutti, gli impiantisti e l’indotto» si è raccomandato Renzo Minella, presidente regionale dell’Anef, con il parlamentare bellunese.
«Il ministro Gualtieri ha dato delle precise assicurazioni» è stata la garanzia di De Menech.
ZAIA E IL DPCM
Luca Zaia ne ha preso atto ancora giovedì, ma ieri ha chiesto che il prossimo Dpcm, in vigore dal 4 dicembre, preveda una serie di misure per tener viva la montagna, per quanto la pandemia possa consentirlo. Si è chiesto, ad esempio, se proprio tutti gli impianti debbano rimanere chiusi, anche quelli non a rischio assembramento, come talune seggiovie e gli skilift.
I rifugi raggiungibili a piedi, con le ciaspole o lo scialpinismo perché non aprirli? E lo sci da fondo? Queste ed altre opportunità saranno trattate da Zaia nel confronto col Governo sul Dpcm.
Sulla stessa lunghezza d’onda si pone De Menech.
«Ho fatto presente al ministro Boccia che in montagna, evitando gli assembramenti, è possibile svolgere sport cosiddetti minori, che per lo più sono individuali. Dallo scialpinismo allo stesso fondo, dalle ciaspole alle pelli di foca, ma anche le semplici passeggiate. Sono attività da consentire, che non risanano i bilanci, ma comunque tengono in vita tanti ambienti».
RISPETTO PER I MORTI
«Noi impiantisti, come gli albergatori – reagisce Sergio Pra, di Alleghe – non vogliamo aprire a tutti i costi. Riconosciamo che prima viene la salute e chiediamo rispetto, oltre che per chi muore, per chi combatte in ospedale. Sia chiaro, però, che non accettiamo disparità di comportamento. Se si chiude, deve farlo tutta l’Europa».
Salvo l’Austria? «No, anche l’Austria. E ritengo che alla fine Vienna cederà. A queste condizioni, potrà andar bene anche il dopo-Epifania, ben s’intende garantendoci i necessari sostegni».
Pra, da albergatore, è in attesa del prossimo Dpcm per capire anche quali servizi sono consentiti all’interno di questi esercizi. E su questa base decidere se aprire o no.
RISTORI
Scendono in campo, unitariamente, anche i sindacati, Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Savt, prendendo atto delle responsabilità che stanno dimostrando gli operatori del settore. «Per quel che riguarda le risorse governative a sostegno del settore – chiedono le organizzazioni sindacali – serve prevedere forme di tutela occupazionale e sostegno economico per tutti anche per i lavoratori stagionali che rappresentano un terzo del totale dei lavoratori impiegati nel settore degli impianti a fune».
MACCHÈ RISTORI
Gli ambientalisti di Cipra sono invece contrari ai ristori. «In questi anni – afferma Vanda Bonardo, la portavoce – la monocultura dello sci su pista ha mostrato tutta la sua fragilità e il Covid ora potrebbe dare il colpo di grazia. Potrebbe invece essere colto come opportunità per affrontare la via della transizione – ripensando l’offerta turistica invernale, differenziandola, distribuendola su una stagione più lunga. E soprattutto per rinunciare ad insensati e anacronistici progetti di nuovi collegamenti sciistici».
TERRORE DELLA CONCORRENZA
«Decidiamo noi quando aprire e come, ovvio che dipenderà anche dal tasso di infezioni» ha fatto sapere il cancelliere austriaco Sebastian Kurz dopo il video-colloquio con la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.
La quota del Pil del turismo invernale in Austria è del 7,3%, con un fatturato di 30 miliardi di euro all’anno, secondo l’Associazione austriaca degli albergatori. In Francia le località per gli sport invernali saranno aperte per Natale ma gli impianti di risalita rimarranno chiusi, ha detto ieri il primo ministro Jean Castex.
«Se aprono le piste sciistiche in altri Paesi allora è un fallimento del sistema europeo – è stata la reazione, in Italia, di Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico – Tutti devono essere prudenti, per il bene di tutta la popolazione e non dell’Italia. E, intanto, il Friuli Venezia Giulia minaccia la quarantena per chi sarà al rientro dalle fughe sulle piste dell’Austria e della Slovenia.
«Il Governo è orientato a tenere chiusi gli impianti da sci, non possiamo certo dimenticare che le strutture sciistiche dei Paesi confinanti resteranno operative. Stando così le cose, per proteggere la nostra regione andrebbe prevista la chiusura dei confini o l’obbligatorietà di quarantena per chi rientra da Slovenia e Austria». —
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