«Stanno rovinando la sanità di montagna»

Dura accusa dei comitati a tutela della salute di Pieve e di Agordo nei confronti di Regione e Usl 1
PIEVE DI CADORE- AGORDO. Botta e risposta sulla sanità. Il direttore generale dell’Usl 1 Adriano Rasi Caldogno, di fronte alle accuse di depotenziamento degli ospedali avanzate dai sindaci della Conferenza del distretto di Belluno relativamente all’atto aziendale presentato dalla direzione strategica alla Regione, ha risposto parlando di «valorizzazione delle strutture». A rispondergli ora sono l’associazione Tutela salute di Pieve di Cadore e il Comitato di Agordo che scendono in campo scrivendo direttamente al presidente Luca Zaia.


«Signor Presidente, i dirigenti che Lei ha nominato alla Usl negano pubblicamente sui quotidiani locali che ci sia un depotenziamento dei nostri ospedali, ma ci stanno prendendo in giro. È sotto gli occhi di tutti», scrivono i comitati, «quello che sta accadendo nella sanità di montagna, lo tocchiamo con mano ogni giorno. Gli ospedali di Pieve e di Agordo, pezzo dopo pezzo vengono depredati di servizi salvavita. Si pensi ad Agordo e alla chiusura del Laboratorio analisi smantellato venerdì scorso e la Radiologia».


Su questi temi il comitato agordino precisa che «rifare il Pronto soccorso di Agordo senza però prevedere dei servizi di diagnostica necessari per l’espletamento delle sue attività come ad esempio un esame del sangue, non ha molto senso. L’aver spostato le indagini ematologiche a Belluno ha di fatto depauperato l’ospedale: per le urgenze, infatti, restano soltanto i test rapidi per alcuni tipi di esami che, però, danno solo indicazioni approssimative. Per questo chiediamo che ci restituiscano l’ematologia per dare un servizio di qualità ai pazienti».


E cosa dire poi della Radiologia «che ha due infermiere al suo attivo, di cui una però andrà in pensione a breve ed un’altra ha problemi di salute?», scrive ancora il comitato. «E così alla Radiologia, a turno ogni giorno, vanno le infermiere del Laboratorio analisi. Ma la Regione ha dato il permesso di assumere sei tecnici di laboratorio, e dove sono finiti? Qui ad Agordo non è arrivato nessuno eppure di tecnici ne sono rimasti soltanto due».


«Signor Presidente», prosegue la lettera, «quello che stiamo vedendo in Provincia di Belluno è che i centri di medicina privati, dove chi ha i soldi paga, crescono, contraddicendo in maniera netta il principio sacrosanto stabilito dalla legge 833/1978 e cioè che la salute non dipende dal portafoglio che uno ha. Con il piano sanitario che avete approvato nel 2012, di fatto avete rovinato un modello che tutti ci invidiavano. E i risultati sono proprio questi cioè l’aumento della sanità privata a scapito di quella pubblica. E chi non ha i soldi cosa fa? Aspetta magari mesi per un diagnosi? È questa la vostra “eccellenza”? Ci pare che il dirigente regionale della sanità e il nostro direttore generale più tagliano più sono premiati dalla Regione».


«Noi stiamo vivendo un profondo disagio e siamo consapevoli che i nostri ospedali sono fondamentali per mantenere la gente in montagna, ma se la Regione continuerà così non ci sarà solo il caso Sappada. Tanti comuni dell’arco alpino cercheranno di andarsene via da questa regione perché, vogliamo ricordarglielo, la tutela della salute è la prima garanzia di un territorio».


A questo punto i comitati di tutela della salute di Agordo e Pieve di Cadore attendono i fatti.
(p.d.a.)


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