Stato di agitazione e niente straordinari

I sindacati rifiutano il congelamento del fondo di produttività che provocherà trattenute mensili ai dipendenti dell’Usl 2

FELTRE. Da oggi si proclama lo stato di agitazione in ospedale. Lo ha deciso l'assemblea dei lavoratori, alla presenza dei segretari delle sigle confederali e autonoma Nursing Up, dopo un confronto acceso contro il congelamento di quota parte del fondo di produttività di tutte le figure di comparto (dall'infermiere al portinaio) e di parte del fondo di risultato (per dirigenti amministrativi). Le ragioni dell'Usl che deve accantonare fondi per pagare i 17 ricorrenti (dirigenti sanitari non medici) che hanno vinto la vertenza plurimilionaria, sono state rigettate da chi si ritroverà la busta paga più leggera. Entro cinque giorni da oggi, secondo il cronoprogramma della protesta, una delegazione sarà convocata dal prefetto che metterà in atto le cosiddette “procedure di raffreddamento”, chiedendo conto e ragione dello stato di agitazione e conciliando azioni che non mettano a repentaglio servizi e prestazioni sanitarie erogate ai malati.

Se entro il 15 di questo mese, la dirigenza strategica dell'Usl 2 non accoglierà la controproposta sindacale di rinunciare alla messa in mora degli stipendi (ossia della trattenuta cautelativa che va da un minimo di 20 a un massimo di 65 euro in busta paga dei quasi mille dipendenti, tutti a parte i medici), dai giorni successivi a ferragosto succederà il finimondo: nessuna ora di straordinario in più, nessuna rinuncia al giorno di riposo se il collega è malato o impossibilitato al lavoro, nessuna pronta reperibilità al bisogno.

A questa decisione si è arrivati dopo un dibattito lungo due ore, in una sala Piccolotto che non ha potuto contenere tutti i presenti, preceduto dalla spiegazione tecnica del pasticciaccio che si data al 1994 e che si trascina ad oggi con una sentenza di primo grado, quella del tribunale di Belluno che ha accolto la tesi del consulente tecnico d'ufficio, dando ragione della richiesta di risarcimento ai 17 ricorrenti che potrebbero batter cassa subito per avere i primi sei milioni e duecentomila euro. E che dal 2009 ad oggi, fra Irap, interessi e rivalutazioni varie, potrebbero sfiorare i dodici milioni. Nonostante la chiara premessa della coordinatrice Stefania Marsango e le lineari e congiunte integrazioni di Fabio Zuglian (Cisl), Gianluigi Della Longa (Cgil), Gino Comacchio (Uil) e Guerrino Silvestrin (Nursing Up), i quali hanno confermato il dissenso ad ogni azione intrapresa dall'Usl e la prospettiva di impugnare legalmente ogni provvedimento che congeli il fondo produttività, i dipendenti non ci stanno a fare il capro espiatorio di un “errore” a monte, rispetto al quale, hanno detto a più voci, è mancata l'informazione.

E hanno prospettato azioni ben più eclatanti, come le manifestazioni in piazza o lo sciopero di massa per far capire al mondo l'iniquità di un provvedimento per cui a pagare “sono sempre quelli che hanno di meno e quelli che hanno dato di più in termini di produttività”. E la lettera di messa in mora cautelativa sarà recapitata anche ai pensionati e agli ex dipendenti con contratti a termine fino a dieci anni fa. La palla adesso passa all'Usl. L'azienda accetterà o meno la proposta sindacale di utilizzare i cinquecentomila euro di fondi interni per non dover congelare quota parte dello stipendio ai dipendenti? La risposta è decisiva.

Laura Milano

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