«Stato e Regione vogliono accentrare tutto su loro»

Il consigliere Piol non vede chiarezza e trasparenza nell’operazione romana e veneta. «È contro i principi di autonomia e federalismo». Oggi la scelta finale
BELLUNO. «Qui si sta facendo il gioco delle tre carte dove da un lato c’è la Provincia di Belluno e dall’altro Regione, Stato e gli altri enti di area vasta. È incomprensibile, infatti, che Roma e palazzo Balbi vogliano accentrare su di loro alcune competenze a costi maggiori, come è inaccettabile che si voglia uccidere Veneto Strade». A intervenire sul futuro della società stradale è il consigliere Quinto Piol, che si dice scandalizzato dalla piega che ha preso la vicenda.


Il primo dubbio del consigliere nonché ex assessore provinciale ai trasporti sotto la presidenza Reolon, è relativo all’entrata in scena di Anas. «Finora tutto quello che sappiamo sul progetto regionale con Anas ci viene riferito dall’assessore De Berti», precisa Piol, «ma qualcuno ha mai sentito le intenzioni di Anas? C’è mai stato qualche incontro anche con Palazzo Piloni, visto che il Bellunese detiene il 40% delle strade venete? A me non risulta, anche se sarebbe servito, magari».


Un’altra perplessità per il consigliere Piol è riferita al doppio passaggio dei finanziamenti dallo Stato ad Anas alla Provincia di Belluno. «Perché lo Stato non dà direttamente i soldi alla nostra Provincia, invece di fare questa procedura che mi risulta poco trasparente e comprensibile? Se la Provincia tornasse a gestire in maniera autonoma le strade, si risparmierebbero dei soldi. Non capisco come il ministro Delrio dapprima riconosca nel suo decreto la specificità della montagna e l’autonomia gestionale di alcuni settori e poi non voglia nemmeno trasferire direttamente a Belluno i soldi che gli spettano per le strade».


Ed infine l’ultimo dubbio del consigliere bellunese è relativa all’intera manovra. «Perché l’assessore De Berti vuole a tutti i costi detenere la maggioranza assoluta di Veneto Strade? Sappiamo se veramente Anas è d’accordo ad entrare e con che percentuale? Credo che tutte queste manovre dello Stato prima e della Regione poi non siano altro che il tentativo di accentrare su di loro alcune competenze. E questo va, a mio parere, contro il principio di autonomia e federalismo. Credo che se le cose andranno così come ce le hanno descritte, la provincia di Belluno vivrà il primo atto fallimentare della propria aspirata autonomia e i responsabili saranno lo Stato e la Regione Veneto. Veneto Strade, con gli stessi soldi che un tempo aveva Anas per gestire le strade, ha operato meglio e con maggiore efficienza», conclude Piol che questa mattina sarà chiamato a votare la proposta con cui si inviteranno la Provincia di Belluno e la Regione a garantire le risorse per il 2018, altrimenti il servizio dal primo gennaio sarà interrotto e saranno messi in cassa integrazione i novanta dipendenti bellunesi.


Una situazione che a tutti i costi i sindacati di categoria rifuggono. Per questo oggi pomeriggio saranno davanti alla sede della Provincia di Padova durante la riunione dell’Upi in cui si deciderà, forse una volta per tutte, cosa ne sarà di Veneto Strade. Dovranno, infatti, stabilire se uscire dalla società e lasciare le proprie quote alla Regione.


A protestare ci sarà anche una delegazione di lavoratori bellunesi. «Chiediamo che i presidenti degli enti di area vasta vendano le loro quote, che lo facciano secondo la perizia di Praxi commissionata dagli stessi soci di Veneto Strade e che facciano presto la delibera di cessione. Così si potrà mantenere la società e garantire risorse certe», dice la segretaria della Filt Cgil, Alessandra Fontana.


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