Stefano Mottes tradito dalla montagna che amava

Il corpo individuato dall’elicottero in fondo a un canalone, fatale l’impatto con alcuni larici
Stefano Mottes
Stefano Mottes

FELTRE. Un incidente banale per uno preparato ed esperto come lui. Il corpo senza vita di Stefano Mottes è stato ritrovato la mattina di venerdì 19 gennaio, poco dopo le 8, individuato dall’elicottero che si era alzato il volo per riprendere le ricerche abbandonate poche ore prima, a notte inoltrata dai soccorritori.

Gli è stato fatale un piede messo in fallo, molto probabilmente su un lastrone ghiacciato, a causa del quale ha perduto l’equilibrio. A quel punto il 48 enne feltrino è scivolare per circa cento metri fino a sbattere violentemente contro dei larici in fondo a un canalone in località Vallon della Cavallara, nel gruppo del Lagorai.

Per lui non c’è stato niente da fare. Un epilogo tragico, durante un’escursione di scialpinismo di assoluta routine per uno come lui, allenato e scrupoloso. Si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Da qualche tempo aveva risposto alla richiesta di aiuto dello Ski Team Vallata Feltrina, lo sci club che opera nelle categorie giovanili, accompagnando i ragazzi e le ragazze del club sulle nevi del Passo Brocon dove pressoché quasi tutti i pomeriggi si svolgono gli allenamenti.

Tutto come sempre, quindi, così come quelle brevi escursioni di scialpinismo verso il Monte Cavallara, su tracciati noti a tutti gli appassionati. Stavolta non è tornato.

La notizia della sua morte si è diffusa rapidamente in città, dove Stefano Mottes era conosciuto per la grande passione per la montagna. Anche questo impegno assunto con lo Ski Team Vallata Feltrina, gli permetteva il contatto quotidiano con la quota, con la neve.

Era uno sportivo che in montagna trovava il suo habitat naturale. Sugli sci, arrampicando, con il parapendio, in sella a una mountain bike o semplicemente camminando: ogni mezzo era quello giusto, dipendeva dalla stagione.

Carlo Dalla Rosa, storico allenatore dello Ski Team Vallata Feltrina, ha partecipato alle ricerche fino a notte inoltrata a distanza di ore fatica a metabolizzare quanto accaduto a Stefano Mottes: «Un incidente poteva succedere a chiunque», spiega Dalla Rosa, «e qui non è questione di disattenzione o sottovalutazione perché Stefano era sempre scrupoloso e prudente. Ed era molto preparato. Purtroppo si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato, tutto qui. Anche il giro che aveva scelto è un percorso classico da un’ora e mezza. Niente di particolarmente impegnativo. Giovedì sera i soccorritori sono passati poco distante dal punto dove si trovava, ma con il buio non lo hanno potuto vedere».

Dalla Rosa lo ricorda anche sul piano umano: «Dire che Stefano era una persona riservata non è corretto. Era molto socievole e sapeva essere di compagnia. Però non era mai invadente».

Anche Carlo Visentin è un amico di vecchia data di Mottes: «Ci siamo conosciuti quando eravamo ancora ragazzini e poi abbiamo condiviso la passione comune per il volo libero. Stefano era molto bravo con il parapendio, ma altrettanto gli piaceva arrampicare o andare a fare scialpinismo. Ultimamente ci eravamo un po’ persi di vista perché Stefano trascorreva dei periodi in Piemonte con la compagna. Ma nel periodo di Natale ci eravano rivisti con piacere».

Sui social network in tanti gli hanno dedicato un saluto, mentre lo Ski Team Vallata Feltrina, per rispetto al carattere mai invadente di Stefano ha scelto di non rilasciare dichiarazioni. Mottes lascia la mamma, la sorella Laura e la compagna Alessandra.

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