Stella Maris torna all’asta un gigante dimenticato
FELTRE. Potrebbe diventare un mega albergo da oltre cento posti letto con di centro congressi, doppia palestra, ampio ristorante con sala bar, una biblioteca e svariate stanze da riconvertire agli usi più diversi. Ma al momento il gigante di Stella Maris è solo un complesso in rovina, vittima dei vandalismi di gruppi di incursori isolati e sempre più rovinato dall'azione del tempo, dall'incuria e dalla totale assenza di manutenzione. Quel bel giallo acceso che tutti ricordano dominare la collinetta di Pederore, nel quartiere di Farra, oggi si intravvede appena attraverso il fitto intreccio di alberi e piante che sono cresciuti nel giardino antistante la struttura, del tutto fuori controllo. Anche se il cancello principale sulla curva est è chiuso da una grossa catena, la rete vicina è stata sfondata e permette l'accesso libero al complesso. Da fuori si vedono solo porte spalancate, vetri rotti e finestre aperte, ma c'è solo da immaginare quello che potrebbe essere accaduto all'interno. La gran parte dell'arredamento è stato portato via con il trasloco dell'Enaip nel 2009, ma qualcosa è stato lasciato dentro, ormai vecchio e obsoleto. E più passa il tempo, più le condizioni di Stella Maris (che prende il nome dalla via su cui nel 1954 la diocesi di Chioggia ha costruito la grande casa colonica montana) peggiorano a vista d'occhio.
Il 5 novembre alle 12.30 al tribunale di Padova ci sarà la quinta chiamata per la vendita all'asta dell'intera proprietà, requisita dal tribunale patavino ancora nel 1993 per il fallimento della società Eurofin che ne aveva tentato l'acquisto dalla diocesi veneziana, senza però riuscirci. La locazione quasi ventennale dell'istituto professionale per albergatori e parrucchieri ha permesso ai curatori della pratica di saldare parte dei debiti con i creditori, prime fra tutti le banche con cui erano stati accesi mutui anche cospicui. L'affitto versato dall'ente nazionale Acli ha permesso di pagare una buona parte, la più importante, di creditori, ma la pratica non potrà essere archiviata finché l'intero immobile non sarà venduto e tutti i debiti estinti. La cifra di partenza, ribassata di quasi la metà rispetto alla prima asta, è di 2 milioni e 700 mila euro. Il complesso si estende per la maggior parte all'interno del Comune di Feltre, fatto salvo per una piccola porzione di terreni che ricade in località Tast, a Pedavena.
La superficie catastale è di ben 28 mila metri quadrati (27 mila metri cubi di vuoto per pieno), di cui 2100 coperti. La costruzione del complesso risale ai primi anni cinquanta, alcuni ampliamenti sono stati fatti nel '57, la ristrutturazione più grossa è del 1991. Il corpo principale da 830 metri quadrati di base per 6 piani di altezza ospitava il convitto da 61 posti letto distribuiti in 30 camere, di cui 24 con bagno esclusivo, il bar, il ristorante e parte di quella che per vent'anni è stata la scuola alberghiera di Feltre, con laboratori, aule studio e la biblioteca. Nel fabbricato adiacente, costruito in epoca successiva, c'era un altro dormitorio da 5 piani per 64 persone con 39 stanze e rispettivi bagni, porzione però rimasta inutilizzata almeno dagli anni ottanta. Ancora più a est c'era l'auditorium con la sala proiezioni, l'ex chiesetta e la casa del custode (funzione oggi svolta saltuariamente dai Carabinieri). Sul retro c'era perfino una doppia palestra con docce, spogliatoi, sauna e un ambulatorio.
Negli anni ottanta furono commessi svariati abusi edilizi come la costruzione dei magazzini, del refettorio, delle dispense, dell'infermeria, del blocco servizi e dell'appartamento delle suore, che hanno ricevuto nel 1991 concessione edilizia in sanatoria. Altri interventi, come la realizzazione della passerella coperta di collegamento tra il corpo centrale e la palestra, l'adeguamento dell'ex porcilaia a spogliatoio dei campi sportivi (oggi usati dal Rugby Feltre per gli allenamenti), hanno ricevuto i rispettivi condoni edilizi nel 1994. Nelle varie perizie che si sono succedute negli anni, gli ingegneri hanno più volte evidenziato le carenze strutturali rispetto alla normativa vigente in materia antincendio (nel 2004 l'ingegnere padovano Diego Bovo aveva stimato interventi di adeguamento pari ad almeno 400 mila euro). L'investimento è importante, come importante sarebbe rilanciare una struttura di tale portata.
Francesca Valente
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