Stop al contante per le spese detraibili indicate nel 730
È partita in sordina il primo gennaio, ma potrebbe mettere a rischio la possibilità per i contribuenti di beneficiare delle detrazioni fiscali su varie spese, a cominciare da quelle sanitarie. Si tratta della parte della Legge di bilancio 2020 che impone la tracciabilità dei pagamenti, costringendo i cittadini a usare carte di credito, bancomat, ma anche a staccare assegni e ordinare bonifici per tutte le spese a esclusione di medicinali e prestazioni sanitarie nelle strutture pubbliche o convenzionate con il Sistema sanitario nazionale. Una rivoluzione che potrebbe costare all’incirca un milione e mezzo di euro di mancati rimborsi per i circa 90 mila bellunesi che ogni anno compilano il 730.
Cosa dice la legge
Dal primo gennaio 2020 per poter beneficiare delle detrazioni al 19% nel modello 730 del 2021 relativamente ai redditi 2020, le spese sanitarie sostenute in strutture private non convenzionate, le prestazioni per dentisti, asilo nido, palestre per ragazzi, spese funebri e veterinarie, costi per colf e badanti e abbonamenti per il trasporto pubblico devono essere tracciabili, in poche parole devono essere pagate tramite bancomat, carte di credito o di debito, bonifico bancario o postale e assegni. Se un cittadino avesse pagato queste prestazioni in contanti, non potrà portarle in detrazione nel 730. Solo le spese legate all’acquisto di medicinali, dispositivi medici e prestazioni rese da strutture del Sistema sanitario nazionale (pubbliche o accreditate o convenzionate) potranno essere pagate anche in contanti.
Sindacati molto critici
Di fronte a una norma arrivata senza preavviso, il coordinamento dei Caf nazionali ha chiesto al governo di rivedere la legge, prevedendo almeno tre mesi di proroga per la sua entrata in vigore. «Sono poche le persone che sono a conoscenza di questa novità, quindi c’è il rischio di dover scartare tante spese nel 2021, non potendole accettare per la detrazione perché fatte in contanti», dice Antonio Miotto, responsabile Caf della Cisl Treviso Belluno. Gli fa eco Claudio Zaccarin del Caf della Cgil. «Non c’è stata informazione, il consumatore non sa che c’è questa norma e soprattutto non sa a cosa va incontro se non si attiene alle regole».
Preoccupati anche i liberi professionisti: «Come Ascom», dicono dalla direzione, «gestiamo le pratiche per dentisti, veterinari, fisioterapisti, psicologi, imprese di assicurazione e funebri e anche per queste la situazione è cambiata radicalmente. Non è possibile far partire una norma dal primo gennaio senza informare nessuno. Per questo motivo abbiamo chiesto a livello nazionale di poter avere una proroga di almeno sei mesi per l’entrata a regime delle restrizioni sui pagamenti». A oggi, infatti, sono ancora molte le cose non chiare. «Non sappiamo se al momento della denuncia dei redditi servirà lo scontrino del pagamento rilasciato quando si acquista qualcosa con carta di credito o bancomat o se servirà un’autocertificazione. E il conto dal quale si effettuerà il pagamento dovrà essere intestato o cointestato alla persona che porterà lo scontrino da detrarre? Consideriamo una coppia di anziani, con un solo bancomat intestato al marito: potrà pagare le prestazioni anche per la moglie, consentendole di detrarre la spesa? E poi non è così scontato che tutti abbiano la carta di credito o il bancomat. Forse a fine gennaio l’Agenzia delle Entrate potrà precisare qualcosa».
I consumatori
Insomma, questa è una norma che rischia di complicare la vita alle persone invece di semplificarla. «È stato fatto tutto con eccessiva velocità», commenta Valter Rigobon dell’Adiconsum veneto, «senza nessuna informazione preventiva. Non è giusto che siano i consumatori a pagarne le conseguenze. Certo è un passo avanti nella lotta all’evasione, ma andava introdotta con calma. Anche gli anziani rischiano di trovarsi in crisi: molti hanno il bancomat, ma pochi lo sanno usare realmente. Servono tempi più dilatati per permettere alle persone di capire come funziona il meccanismo». Anche i sindacati dei pensionati sono in fibrillazione. «È necessario chiedere delle deroghe a questa norma per lasciare il tempo alle persone di abituarsi a un sistema che rischia di discriminare le persone fragili, sole, magari con disabilità e senza bancomat o carte di credito», commenta Maria Rita Gentilin dello Spi Cgil. —
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi