«Stop fusioni, si uccidono così servizi e farmacie»
BELLUNO. I farmacisti bellunesi si schierano a favore dei piccoli comuni virtuosi e contro le fusioni dei municipi. «Rischiamo di impoverire identità e servizi spendendo di più, con conseguenze gravi anche sui servizi sociali e sanitari», spiegano Roberto Grubissa, presidente di Federfarma Belluno e membro del direttivo Sunifar, il sindacato nazionale delle farmacie rurali, insieme con la presidente dell’associazione nazionale piccoli comuni d’Italia (anpci), Franca Biglio. Il Sunifar ha siglato un accordo con Federanziani e con l’Anpci proprio per sensibilizzare popolazione e amministratori sull’importanza di tutelare le piccole realtà, già fortemente impoverite da successive centralizzazioni di servizi verso i centri cittadini. Nei giorni scorsi, Grubissa e altri rappresentanti del Sunifar hanno incontrato i sindaci del Padovano e Vicentino a San Pietro in Gù, assieme alla presidente Anpci Franca Biglio, sindaco piemontese da mesi in giro per l’Italia per riunire le forze in difesa dei piccoli comuni.
«Nei prossimi mesi», annuncia Grubissa, «sarà organizzato da Sunifar e Anpci un incontro anche nel Bellunese per discutere con i sindaci locali di servizi al cittadino, tutela della salute e amministrazione efficiente. Il primo si è svolto ieri pomeriggio a Domegge, mentre domani la Biglio sarà nella palestra di Taibon agordino alle 20.30. «Una volta ogni paese aveva un carabiniere, un sindaco, un sacerdote e un farmacista. Ora spesso i farmacisti restano l'unico presidio sul territorio. È importante che i sindaci resistano a queste logiche», afferma Alfredo Orlandi, presidente nazionale Sunifar.
«Nel Bellunese sono ormai numerosi i sindaci che hanno affermato la propria contrarietà alle fusioni. Molti, come i sindaci di Seren del Grappa e San Gregorio nelle Alpi, hanno aderito alle istanze dell’Anpci. L'auspicio», dice Grubissa quale membro del Sunifar, «è che sempre più comuni aderiscano a questi incontri e partecipino ai tavoli di discussione a tutela di servizi ai cittadini o, come nel caso delle farmacie, a tutela dei pazienti contro logiche di profitto o risparmio economico che sono in antitesi rispetto alla promozione dei servizi sociali».
Per Grubissa a rischiare sono appunto le «farmacie rurali, quelle che operano all’interno dei comuni con meno di 5 mila abitanti. Un limite che potrebbe mettere a rischio anche quelle che ci sono già se i Comuni che si fondono hanno almeno due farmacie e non superano la soglie dei residenti previsti per legge». Un esempio è la realtà di Quero Vas. A Vas non c’era mai stata la possibilità di avere una farmacia perché nessuno si era presentato ai vari bandi, e con la fusione che ha dato origine a un ente con meno di 5000 abitanti ha fatto archiviare per sempre la possibilità di averne un’altra. Sul tema, però, ancora non c’è chiarezza.
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