Storie di vessazioni raccontate da testimoni: la proprietà smentisce

ARSIè

C’è un capitolo oscuro e a tratti controverso della storia del preventorio, che unisce suggestioni a vere e proprie testimonianze. Alcune si trovano sotto a un post pubblicato su Facebook da Claudia Angelica Pinton per la pagina “I meravigliosi luoghi segreti del Triveneto” nel quale si racconta la storia dell’istituto pediatrico, vessazioni comprese. Per verificare, abbiamo contattato Roberta (nome di fantasia), che ci ha confermato con difficoltà e scarsezza di particolari quei 18 mesi trascorsi in ricovero tra il 1964 e il 1966 per guarire dalla tubercolosi. «I primi 40 giorni li ho fatti in quarantena nel cosiddetto “filtro”, poi sono passata in camerata dov’erano botte se non dormivi e minacce se piangevi. Una mia amica ricorda chiaramente due episodi, uno in cui le è stata messa la testa sott’acqua per aver fatto la pipì a letto e l’altro in cui una suora le ha sbattuto la testa contro la testiera del letto perché teneva la mano a un’altra bambina spaventata».

Il dottor Borgherini smentisce ricostruzioni di questo tipo: «Era una comunità affiatata, una grande famiglia che viveva nell’isolamento e parlare di violenze è una strumentalizzazione. Le suore imponevano la disciplina, ma non praticavano sevizie né infierivano scappellotti, questo lo escludo nel modo più assoluto». —

F.V.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi