Strada dei formaggi sulla via del declino a 10 anni dall’inizio

A lanciare l’allarme sul destino del brand è il presidente di Coldiretti, Dal Paos. «Si è fatto poco, presto un confronto»
Di Paola Dall’anese

BELLUNO. La Strada dei formaggi e dei sapori bellunesi è in piena crisi, tanto che è a rischio la sua stessa sopravvivenza. A lanciare l’allarme è il presidente di Coldiretti, Silvano Dal Paos. «L’iniziativa, che festeggia ormai il decennio», precisa Dal Paos, «dopo l’iniziale entusiasmo durato però pochi anni insieme con le risorse che si sono dimezzate, da tempo ha iniziato il suo percorso di declino. La nostra intenzione adesso è di chiedere un confronto con i soci dell’iniziativa per cercare di incentivare maggiormente questo importante brand e farlo giungere tra le tavole di tutti i ristoranti promuovendo così i nostri prodotti locali».

Non si tratta solo di formaggi, ma di tutto ciò che viene prodotto in via esclusiva nel Bellunese: dal fagiolo di Lamon alla pecore dell’Alpago, dal pom prussian al miele delle Dolomiti, dal morone alla noce feltrina.

Ad oggi sono 220 i soci della Strada dei formaggi e dei sapori (dalle latterie alle malghe, dalle associazioni degli agricoltori a quelle di categoria come Confcommercio, fino ai ristoranti), un’idea lanciata con entusiasmo dall’allora presidente della Camera di commercio, Paolo Doglioni.

«È un peccato», commenta Doglioni, «lasciar andare un brand importante del nostro territorio che ha ricevuto anche il riconoscimento dalla Regione e che serve per far conoscere ai turisti i nostri prodotti. Per questo è giusto farlo ripartire. E credo che questo sia l’intento di tutti i suoi soci».

«In questi ultimi tre anni», commenta il presidente della Strada dei formaggi, Massimo Simionato, «con la trasformazione della Camera di commercio e con l’introduzione del cofinanziamento dei progetti, l’iniziativa è andata scemando. E ora siamo in una fase di stand by. Ma l’intenzione è quella di ridare nuovo impulso al brand, perché è fondamentale per il nostro territorio anche dal punto di vista turistico. Presto convocherò l’assemblea dei soci per un confronto sul tema e per capire cosa intendiamo fare: se continuare a credere nella Strada dei formaggi e sapori o se preferiamo altri percorsi. Io credo, però, che l’iniziativa abbia ancora molte potenzialità da sviluppare. Il problema è la promozione non solo all’interno del territorio bellunese, ma soprattutto all’esterno. La nostra intenzione», rilancia Simionato, «è quella di creare una “borsa dei prodotti bellunesi” in Camera di commercio. Non è una cosa semplice perché ci vuole qualcuno che la gestisca». A dirsi scontenti sono soprattutto gli agricoltori.

«La Strada dei formaggi da tempo è stata lasciata nel dimenticatoio», precisa Hemil Dall’Asen, presidente della Cia. «Ne ho parlato anche con il presidente di Confagricoltura, Donazzolo perchè dobbiamo farla ripartire. Serve qualcuno che la gestisca non solo dal punto di vista agricolo ma anche turistico. E dovrebbero esserci anche maggiori controlli soprattutto sui prodotti serviti nei locali che vengono, alcune volte, spacciati per bellunesi e invece non lo sono».

«Servono anche risorse per promuovere la Strada», commenta anche Diego Donazzolo. «Dobbiamo fare squadra tra di noi e fare in modo che sia un patrimonio anche del turismo, inserendola nella Dmo provinciale».

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