Strade silvo-pastorali incombe il ricorso al Tar
FELTRE. Una quarantina tra associazioni e consorzi hanno deciso di opporsi all'interpretazione degli uffici regionali sulla nuova misura del Piano di sviluppo rurale (Psr) riguardo l'adeguamento e la nuova realizzazione di strade silvo-pastorali. Evidenziando il forte malessere per il bando pubblicato, hanno chiesto con una lettera alla Regione un incontro con la parte politica - in particolare l'assessore all'agricoltura Giuseppe Pan - e nel caso il responso finale fosse negativo, c'è l'ipotesi di fare ricorso al Tar.
Sono gruppi volontari di persone che amano la montagna e hanno lo scopo di conservare e sviluppare il territorio montano anche dal punto di vista economico. Collaborano con i vari enti e tante volte diventano il braccio operativo dei Comuni, in certi casi anche per la gestione di bivacchi, rifugi, percorsi turistici e religiosi, per lo sfalcio dell'erba recuperando terreni abbandonati. Tutto questo è a rischio, perché «è stato pubblicato un bando», tuonano i consorzi, «che non coglie le priorità del settore della viabilità silvo-pastorale della montagna veneta».
È stata comunicata la non ammissibilità a contributo dell'Iva per i consorzi di privati che, non essendo per loro detraibile, risulta essere un costo, quando nei precedenti Psr l'Iva è stata sempre una spesa ammessa e lo è tuttora nelle altre regioni. Le associazioni criticano i parametri geometrici imposti sulle strade silvopastorali, relativi per esempio alle pendenze massime accettate (troppo basse) e alle lunghezze dei tratti che possono venire cementati (troppo corte). Se si aggiunge la mancata ammissione a finanziamento delle prestazioni volontarie, vengono messi in seria difficoltà consorzi e associazioni forestali che si devono comunque fare carico di un cofinanziamento tra il 40 e il 50 per cento delle spese che verranno sostenute.
«Chiediamo maggiore attenzione alla montagna da parte della Regione in modo che tutti i nostri sforzi non risultino vani», attacca il presidente del consorzio Pian de Giacon-Avien Alessandro Scopel. «Così non vengono tenute nella dovuta considerazione le reali condizioni nelle quali ci si trova ad operare su una strada di montagna, rischiando di fatto di scoraggiare interventi dove c'è più necessità, ripiegando su strade pianeggianti. Se non cambierà questa interpretazione sono a forte rischio le progettualità future per le strade silvo-pastorali ma anche i miglioramenti boschivi, i progetti di prevenzione del dissesto idrogeologico, la salvaguardia ambientale e della rete sentieristica».
Raffaele Scottini
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