Stragà torna a cantare nella sua città con un nuovo pezzo

Venerdì sarà sera al Comunale per un’iniziativa benefica a favore della disabilità: «Un ingrediente della mia vita»
Di Irene Aliprandi

BELLUNO. Nel fine settimana Federico Stragà torna a cantare nella sua città, in occasione di un’iniziativa benefica organizzata in due giornate che si chiuderanno sabato pomeriggio con la partita della Nazionale Calcio Tv. Stragà ha una sorpresa per gli amici bellunesi che venerdì sera saranno al concerto al Teatro Comunale: una nuova canzone che uscirà ufficialmente proprio il 15 maggio.

«Non pubblicavo dal 2008, dal disco su Sinatra», spiega il cantante bellunese. «Ho alcune canzoni nel cassetto e questa potrebbe essere l’anticipazione di un nuovo disco. Ho voluto farla uscire ora, perché mi sembrava il momento giusto per questa canzone, che non è certo un classico tormentone estivo, ma sa di mattina di sole e colazioni allegre».

Nel tuo nuovo brano ti chiedi cos’è l’arte, sei riuscito a capirlo?

«Non c’è una definizione immediata. Nel caso di una canzone credo che il momento artistico coincida con l’ispirazione, con l’istinto come ingrediente di base. Le canzoni confezionate a tavolino vendono molto bene, ma si scoprono in fretta. Questa canzone è frutto di vera ispirazione e l’ho scritta in due momenti: il primo da solo, in camera prima di dormire, ormai un anno e mezzo fa; e il secondo con Francesco Fiumara a Roma in pochi minuti. Quando succede così significa che hai fatto una canzone sincera, pura. Ho fatto una canzone che mi piace e ne vado fiero a prescindere da come andrà».

Chi l’ha prodotta?

«Alberto Mantovani, un produttore di Imola, mi aveva proposto un altro progetto, messo da parte per questo singolo».

In passato sei stato soprattutto un interprete, ma questa e le altre canzoni che hai pronte sono tue nella musica e nei testi. Sei diventato un cantautore?

«Ho cantato cose scritte da vari autori, le mie erano più da lato B, ma dopo un lungo periodo di passione per lo swing mi sono riavvicinato alla musica italiana e mi è venuta voglia di scrivere. Parto dalla chitarra, a volte le parole arrivano in pochi minuti, altre è più faticoso».

Dal cucinare al far ridere, l’arte si può trovare in molte situazioni, tu come la vivi?

«L’arte si può trovare ovunque, nel bene e nel male, ma nel contesto dei prossimi giorni vorrei soffermarmi sull’arte di vivere e di riuscire ad essere felici nonostante tutto. Ogni vita può essere un’opera d’arte irripetibile».

Di chi è l’idea di una manifestazione benefica per i disabili con “Gocce di Sole”?

«Di mia mamma, che da anni mi vede giocare a calcio in giro per l’Italia e mai a Belluno. Mio fratello maggiore è un utente della cooperativa Società Nuova. La crisi sta toccando anche il mondo della disabilità, che invece dovrebbe essere il più tutelato e alle difficoltà pratiche di sempre se ne aggiungono di nuove. Per questo ho pensato a una partita con la Nazionale Tv. Il lavoro più grosso, però, l’ha fatto Manuela Selvestrel, un vero vulcano organizzativo ed è lei che ha proposto anche il concerto».

Qual è il tuo rapporto con la disabilità?

«Sono un sibling, cioè il fratello di un disabile e per me questo è talmente normale da essere difficilmente spiegabile. Nelle altre famiglie i pensieri della vita quotidiana sono pratici, da noi c’è un’emozione nuova ogni volta che mio fratello fa un gesto diverso o dice una parola nuova. Lui è spontaneità pura, è un ingrediente della mia vita, mi ha cambiato la visione del mondo e me ne sono reso conto solo da grande. Sia chiaro: accanto agli aspetti romantici c’è anche tanto sacrificio, soprattutto di mia madre».

Nelle scorse settimane è arrivato il Gabibbo a presentare l’evento, ma c’erano pochi bambini. Perché?

«Questa è l’unica nota dolente. Pare che i presidi di alcune scuole non abbiano concesso agli alunni di partecipare all’incontro, perché il Gabibbo avrebbe un risvolto politico. Sono sbalordito e perplesso, è assurdo: il Gabibbo è a Belluno solo per solidarietà».

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