Strage in Valle del Bióis, "L'imperativo è non dimenticare"
I sindaci di Falcade, Canale e Vallada: «Poca partecipazione della gente»
CAVIOLA.
Nel 67º anniversario della strage nazifascista in Valle del Bióis il primo comandamento è non dimenticare. Questo il pensiero dei sindaci di Falcade, Canale e Vallada che ieri hanno presenziato alle cerimonie svoltesi nei tre Comuni per ricordare i 457 civili uccisi, le 645 persone rimaste senza tetto, le 245 abitazioni rase al suolo il 20 e il 21 agosto 1944. La giornata è iniziata alle 8 a Caviola con la messa e la deposizione di un mazzo di fiori al monumento della Prigioniera e di una corona sulla lapide in piazza XX agosto ed è poi proseguita al cippo dei fucilati a Falcade. Poca la gente che ha partecipato alla cerimonia, seguendo una tendenza che sembra confermarsi anno dopo anno. «L'amaro - ha detto il sindaco di Falcade, Stefano Murer - è proprio dovuto alla scarsa partecipazione della gente di Falcade e Caviola. Sarebbe però un grave errore da parte delle amministrazioni locali farsi coinvolgere dal territorio nella volontà di minimizzare l'anniversario. Significherebbe perdere la storia e anche il futuro». Analoghi i pensieri espressi dai primi cittadini di Canale e di Vallada in occasione della messa a Garés e della deposizione di una corona al cimitero di Canale e al cippo in ricordo di Attilio Tissi a San Simon. «Ho sentito dire che queste cose sono stupidate - ha detto Rinaldo De Rocco, sindaco di Canale - credo che questa persona non abbia la sensibilità per capire lo strazio, il dolore, la sofferenza che hanno provato le popolazioni di queste valli, il cui sacrificio è stato fondamentale per noi e per il nostro presente». Più giovane, il sindaco di Vallada, Fabio Luchetta, si rende conto che la sua generazione e quelle successive poco sanno di quel momento. «Oltre a non dimenticare - ha detto - bisogna far sì che i giovani conoscano quello che è successo, perché ciò che oggi abbiamo, lo abbiamo anche per il dramma patito nel '44».
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