Studenti in calo: scuole e convitti a rischio chiusura

A sollecitare una presa di coscienza è il dirigente De Bastiani: «I numeri non ci sono più per sostenere questo sistema»
PRIMO GIORNO DI SCUOLA MEDIA (SABA ) VIA DEL VOLGA STUDENTI IN CLASSE PROFESSORI CROCEFISSO (Silvano Del Puppo, MILANO - 2002-09-09) p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate
PRIMO GIORNO DI SCUOLA MEDIA (SABA ) VIA DEL VOLGA STUDENTI IN CLASSE PROFESSORI CROCEFISSO (Silvano Del Puppo, MILANO - 2002-09-09) p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate

BELLUNO. Quindici iscritti complessivamente nelle tre sezioni della scuola dell’infanzia a Vallada Agordina, 10 a Sottoguda, 12 a Gosaldo, 11 a Voltago. Il corso di manutenzione ed assistenza tecnica dell’Ipsia di Agordo saltato per carenza di iscritti.

L’onda lunga della denatalità si sta facendo sentire nelle scuole bellunesi, tanto che il dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale, Gianni De Bastiani sollecita un confronto tra sindacati e sindaci per iniziare a pensare ad una nuova riorganizzazione del sistema scolastico in provincia.

L’argomento è uscito proprio in questi giorni quando è stato presentato ai sindacati l’organico di diritto del personale amministrativo e tecnico nelle varie scuole del territorio. Personale che è stato praticamente riconfermato, seppur con fatica, come sottolinea lo stesso De Bastiani, «soltanto in virtù di una specificità territoriale di cui gode la montagna» ma che non potrà essere invocata ancora per molto, visti i numeri in costante calo degli studenti.

«Quella della montagna è una situazione peculiare», precisa il dirigente dell’ex Provveditorato, «dove ci sono tanti piccoli paesi, con tante scuole. Basti pensare che nel comune capoluogo i plessi per l’infanzia sono sette, mentre sono cinque nel Comelico». Se si guarda poi agli iscritti, i numeri sono ancora più impietosi. «Sarà difficile mantenere in vita ancora a lungo questi plessi», sottolinea De Bastiani, «che per essere operativi hanno bisogno di personale, a cominciare dagli impiegati amministrativi fino ai collaboratori scolastici, senza parlare dei docenti. Servono almeno due bidelli per ogni plesso all’infanzia per poter garantire la sorveglianza e la vigilanza, altrimenti non si apre. E questo è un problema non da poco».

Per il prossimo anno scolastico, nelle 38 istituzioni scolastiche il personale tecnico amministrativo ammonterà a 846 addetti di cui 33 saranno direttori generali di segreteria (uno per ogni scuola normodotata), 172 saranno gli assistenti amministrativi (un in meno rispetto a questo anno scolastico), 71 assistenti tecnici di laboratorio (-1 rispetto ad oggi), 546 i collaboratori scolastici (-2 rispetto all’organico dell’anno scolastico 2017-2018), a cui si aggiungono 24 tra cuochi, guardarobieri. «Siamo riusciti per il prossimo anno scolastico a tenere aperti tutti e tre i convitti presenti, quello dell’Agrario di Feltre, del Dolomieu di Longarone e del Follador di Falcade, anche se non c’era il numero minimo di studenti. Siamo riusciti a mantenere anche la quarta ginnasio del liceo classico di San Vito di Cadore malgrado i 15 iscritti. Alla fine abbiamo mantenuto tutti i corsi. Ma non sappiamo fino a quando questo sarà possibile con la carenza di studenti», spiega il dirigente dell’Ust. A settembre, infatti, a sedersi sui banchi di scuola saranno 23.870 ragazzi dall’infanzia alle superiori, il 5% in meno rispetto a quattro anni fa. E il dato va in calando. Anche per quanto riguarda i docenti ci sarà per il 2018-2019 un leggero calo: 4 insegnanti in meno rispetto a quest’anno (si passerà da 2.210 a 2.206). «La situazione, quindi, è complessa», conclude De Bastiani. «Da un lato abbiamo il calo degli studenti, dall’altro un problema a reperire il personale amministrativo per gestire le scuole e mandare avanti anche progetti a livello europeo che sempre più ci sono richiesti. Credo che sia arrivato il momento di iniziare a ragionare su una riorganizzazione di tutto il sistema. Dovranno essere le singole conferenze d’ambito a ragionare su questo per cercare delle soluzioni che siano condivise con gli amministratori locali. i numeri, infatti, iniziano a mancare per sostenere l’attuale numerosità delle scuole».

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