Studi di settore, partiti i controlli degli ispettori
BELLUNO. Mentre le piccole e medie imprese si apprestano a redigere la denuncia dei redditi 2012 gli agenti dell’Agenzia delle Entrate hanno iniziato i controlli.
Nelle settimane scorse, come registra l’Unione artigiani di Belluno, personale dell’Agenzia ha iniziato a visitare le imprese chiedendo tutta la documentazione relativa alla denuncia dei redditi dell’anno scorso.
«Non è proprio il momento questo di eseguire questi controlli, visto che le nostre fabbriche sono alle prese con la denuncia dei redditi di quest’anno. Un lavoro non da poco e l’ispezione dell’Agenzia delle Entrate toglie del tempo prezioso a questa incombenza. Queste verifiche potevano farle fra un paio di mesi, quando gli imprenditori erano più tranquilli, tanto le cose non cambiano. Le denunce 2011 sono, infatti, già depositate», dice Walter Capraro direttore dell’Uapi il quale di critiche ne ha anche per i famigerati studi di settore.
«Malgrado i parametri siano stati cambiati e adeguati al momento di crisi, non è però sufficiente e moltissime imprese, stiamo parlando di qualche centinaio, nel predisporre la denuncia dei redditi sta risultando non congrua, soprattutto nel comune capoluogo. Questo significa che saranno costrette a pagare imposte superiori a quanto hanno guadagnato».
«Ma la cosa contraddittoria», prosegue Capraro, «è che quegli stessi redditi, se rapportati ad altre realtà come quelle di Sedico o di Ponte nelle Alpi, per prendere i Comuni tra i più popolosi e vicini al capoluogo, diventano congrui».
Insomma ancora una volta gli studi di settore sono al centro di una protesta degli artigiani e delle piccole medie imprese locali.
«Questo significa che il parametro è troppo alto per il Comune capoluogo», prosegue Capraro. «Abbiamo tantissime incongruità a livello generale anche se del valore di poche migliaia di euro. E potrebbero azzerarsi se solo si guardasse al reale stato della cose». Capraro porta ad esempio la situazione dei parrucchieri della periferia di Belluno che, usando i parametri attuali, risultano tutti non congrui, ma se fossero nei comuni limitrofi invece non lo sarebbero.
Per il direttore dell’Uapi il problema è da far risalire anche all’azzeramento dell’osservatorio provinciale sugli studi di settore. «La sua abolizione ha creato non pochi problemi perché non c’è più nessuno che tenga sotto controllo la realtà contingente. A funzionare oggi è soltanto l’osservatorio regionale che, della nostra realtà conosce poco o niente, e comunque numericamente non siamo rilevanti. Ma abbiamo già provveduto a scrivere all’osservatorio perché cambi le cose. Chiediamo che vengano date delle indicazioni più dettagliate su come interpretare meglio questi parametri per evitare che le imprese debbano pagare per quello che non hanno guadagnato. Sarebbe un atto ingiusto».
Per Capraro «di tempo per cambiare le cose ce n’è. Confidiamo che queste modifiche possano arrivare presto, permettendo così ai nostri artigiani e piccoli imprenditori di poter dare un quadro veritiero delle loro condizioni, pagando quanto dovuto. In gioco ci sono i loro bilanci e, in alcuni casi la loro sopravvivenza».
Paola Dall’Anese
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