Succhi e composte bio con i frutti de “La Giasena”

Rino Bernard ha coronato il suo sogno: essere un agricoltore a tempo pieno «Tutto è cominciato da 10 piante di lampone, 20 di mirtillo e duecento di fragole»

PONTE NELLE ALPI

Dedicare ogni sera libera allo studio e ogni pomeriggio alla pratica, lavorare d’inverno sulle piste per poter avviare l’attività, tenere duro nei primi anni per raccogliere i frutti – e che frutti – del proprio sacrificio fino a farlo con successo da 15 oltre anni. Il 38enne Rino Bernard, titolare dell’azienda agricola “La Giasena” a Vich di Ponte, non ci ha pensato due volte quando, da studente dell’Agrario di Feltre prima, da praticante frutticoltore poi, ha scelto di ritagliarsi ogni attimo per integrare quel che la scuola non gli aveva insegnato: come professionalizzarsi nel settore primario.

Lei è stato il primo in famiglia a coltivare per mestiere.

«Nessuno faceva l’agricoltore prima di me. All’inizio era soltanto un hobby che però mi ha preso talmente tanto che l’ho voluto tramutare nel mio unico lavoro. Ho sempre avuto la passione dell’aria aperta e della campagna, ma uscito dall’Agrario non mi sentivo specializzato. Così mi sono fatto trasportare dalla voglia di imparare e ho fatto ricerche personali».

Com’è stato l’avvio?

«Molto difficile. All’inizio lavoravo in ufficio di giorno per potermi montare le serre di sera alla luce dei fari; l’ho fatto per un paio di anni investendo tutti i soldi guadagnati nell’acquisto dell’attrezzatura, anche perché avevo solo un terreno di famiglia e zero capitale. Sono partito ufficialmente nel 2005 con 10 piante di lampone, 20 di mirtillo (che in dialetto di dice appunto “giasena”, ndr) e 200 di fragole; però per i primi tre anni ho fatto un altro lavoro invernale per potermi mantenere. Dal 2009 sono riuscito finalmente ad arrivare a coltivare a tempo pieno, aggiungendo dal 2010 il laboratorio di trasformazione per potermi fare succhi, polpe e composte da me. Oggi lavoriamo una decina di ettari di terreno, un’estensione che è arrivata col tempo: la scelta è stata quella di ingrandire l’azienda mano a mano che aumentava la richiesta».

La vostra è un’azienda certificata bio?

«Siamo iscritti all’albo dei coltivatori biologici dal 2018 e siamo in piena fase di conversione, questo perché ci vuole tempo perché l’organismo di controllo designato attesti che i terreni siano effettivamente privi di fattori inquinanti o velenosi; anche l’azienda ha dai due ai tre anni di tempo per adattarsi alle alle norme vigenti. Potremo inserire i primi marchi sulle etichette dei nostri prodotti a partire dall’autunno del 2021, anche se non è quello che farà la differenza nel nostro mercato, visto che per il 90 per cento trattiamo la vendita diretta in azienda».

Perciò l’emergenza Coronavirus ha colpito molto la vostra realtà...

«Decisamente; anche perché, nonostante potessimo stare aperti in quanto azienda agricola, non è venuto quasi nessuno a comprare direttamente qui, perché non ci si poteva spostare di Comune o per paura dei controlli. Fino a qualche anno fa partecipavo per tutta l’estate anche alle fiere serali al mare, finivo di lavorare alle 17 in azienda e partivo con il mio banchetto, rientrando a casa anche alle 2 di notte per poi riprendere il lavoro nei frutteti all’alba… Poi sono crollato fisicamente e ho capito che non potevo più reggere quei ritmi, così abbiamo deciso di rendere la nostra partecipazione saltuaria, anche perché ormai ci eravamo costruiti il nostro giro, anche con clienti da fuori. Ogni anno organizzavamo la festa del mirtillo con visite guidate e l’autoraccolta direttamente dalle nostre piante, ma quest’anno abbiamo dovuto cancellarla per via delle disposizioni sanitarie».

Quali sono le vostre eccellenze?

«Siamo specializzati nella coltivazione, raccolta e trasformazione di frutti grandi e piccoli. Oggi coltiviamo mirtilli, lamponi, ribes, fragole, more, pesche, albicocche, ciliegie, susine, prugne e mele. La raccolta parte nel mese di giugno per terminare in quello di settembre e viene fatta tutta a mano. Oggi ho una serie di dipendenti su cui posso contare per potermi occupare più liberamente della parte amministrativa, gestionale e dei fornitori. In agricoltura è difficile arrivare ad avere una struttura che ti permetta di delegare tutto, almeno dal punto di vista economico. Offriamo anche il servizio di trasformazione della frutta conto terzi».

Cosa pensa del progetto DDolimiti?

«Sono sincero, non ho avuto il tempo materiale di approfondire la questione, però sono convinto che le piccole aziende vadano aiutate e formate adeguatamente. Non dobbiamo passare il messaggio che l’agricoltura sia una cosa semplice, è una pratica meravigliosa quanto molto complicata e delicata, per la quale ci vogliono formazione e competenza e non certo improvvisazione. Io non avevo capitali iniziali né una famiglia che mi supportasse economicamente: con questo voglio dire che lo può fare chiunque, ma servono impegno e sacrificio». –


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