Sui fuochi di sterpaglie decideranno i Comuni

Bypassato con un emendamento del consiglio regionale le restrizioni del decreto Si potrà bruciare in proprio il rifiuto verde, ma solo in giorni e orari prestabiliti
Di Marco Ceci

BELLUNO. Un emendamento, approvato ieri dal consiglio regionale, consente ai Comuni veneti di “scavalcare” il decreto nazionale “Terra dei fuochi” e ri-autorizzare, seppur con precise restrizioni, la combustione di materiale vegetale.

Niente più multe, insomma, per il privato cittadino o sanzioni di natura penale per l’imprenditore agricolo, che potranno quindi bruciare ramaglie, sterpaglie o residui di potatura nel proprio campo o giardino. O meglio, niente più sanzioni per chi procederà con la combustione sul posto, appunto controllata, dove e quando indicato dal Comune di appartenenza.

L’emendamento, infatti, «consente di creare una base normativa, a livello regionale, che i Comuni potranno sfruttare per dotarsi di un regolamento di polizia rurale atto a disciplinare la combustione di residui vegetali, siano essi vitigni, ramaglie di ulivi o sfalci di campo», spiega Davide Bendinelli (Forza Italia), presidente della Quarta Commissione Agricoltura della Regione. «Le singole amministrazioni comunali, seppur partendo da precise restrizioni, potranno disciplinare i giorni e gli orari, oltre alle zone e alle distanze dai fabbricati, decidendo di fatto dove e come procedere con la combustione degli scarti di origine vegetale. È la risoluzione di un problema annoso, che da un lato sgrava agricoltori e cittadini dell’onere di provvedere allo smaltimento nelle apposite discariche dei residui vegetali e dall’altro permette di usare la cenere prodotta per fertilizzare i terreni».

L’emendamento, che entrerà in vigore al momento dell’approvazione del bilancio regionale, è un passaggio normativo «sensato» secondo Coldiretti Veneto, che ricorda come «con l’emendamento sulla combustione controllata sul posto di ramaglie, tralci e materiale vegetale residuo, il Veneto si allinea ad altre regioni che avevano già legiferato in merito, responsabilizzando i Comuni sulle specificità del loro territorio».

Non solo, visto che nel condividere la scelta di «affidare alle amministrazioni comunali il compito di individuare le aree, il periodo e gli orari in cui sono consentiti i fuochi sul terreno», Coldiretti ricorda come fosse «di tutt’altra impostazione la lettera inviata dagli uffici regionali a tutti i sindaci, con la quale si invitava ad applicare un provvedimento nazionale, elencando addirittura le sanzioni anche penali. È una prassi consolidata e rientra nel codice delle buone pratiche agricole, in passato utile anche per fermare epidemie da parassiti delle piante anche in area urbana. La vigilanza da parte del produttore o del conduttore del fondo è una condizione necessaria per evitare danni».

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