Sui Monti del Sole è stato immortalato un gatto selvatico
BELLUNO. La fauna selvatica della provincia di Belluno si sta ripopolando. E non ci sono soltanto i grandi predatori, come l’orso o il lupo. Anche altri animali abitano il nostro territorio. È il caso del gatto selvatico, la cui presenza è stata confermata nei giorni scorsi in seguito a un avvistamento. L’esemplare è stato fotografato e filmato a Sospirolo, sui versanti dei Monti del Sole affacciati sulla Val Cordevole dall’appuntato scelto Enrico Canal, della stazione Parco di Candaten. Il rilievo è stato effettuato nell’ambito delle consuete attività di fototrappolaggio della fauna selvatica condotte all’interno dell’area protetta.
Non è la prima volta che il gatto selvatico si fa vedere nel Bellunese: nel 2014, grazie a un progetto di ricerca del Parco, la presenza dell’animale era stata segnalata, per la prima volta in provincia, nel bacino del torrente Maè. E adesso, con questo secondo avvistamento, si può dire con certezza che il gatto selvatico abita il territorio provinciale. La segnalazione in Val Cordevole, inoltre, riguarda l’area più occidentale nell’ambito di distribuzione della specie sulle Alpi orientali. L’animale è presente anche in Sicilia, Sardegna, lungo la dorsale appenninica e ai due estremi dell’arco alpino. Ad ovest si trova sulle Alpi Liguri e Marittime, mentre nell’arco alpino orientale vive in Friuli Venezia Giulia e in Veneto.
Il gatto selvatico è molto elusivo, vive nei boschi a prevalenza di latifoglie, a quote inferiori ai 1.500 metri. Si nutre in prevalenza di piccoli mammiferi, ma preda anche anfibi, pesci, grossi insetti. La sua presenza, come quella di tutti i carnivori, testimonia l’elevata qualità degli ambienti naturali. «Questa nuova segnalazione è di grande rilievo scientifico e corona il quotidiano lavoro di monitoraggio condotto dal personale di sorveglianza del Parco, che ringrazio», sottolinea Antonio Andrich, direttore del Parco. «Un esemplare era stato investito e ucciso lo scorso anno nella zona del lago di Santa Croce», ricorda Loris Pasa, responsabile caccia e pesca in Provincia per il settore pianificazioni. «L’Università di Perugia aveva poi confermato che si trattava di un gatto selvatico, che è stato imbalsamato ed è conservato ora nell’esposizione museale di Palazzo Piloni».
Altra presenza certa è quella dello sciacallo: un esemplare dorato, chiamato “Ans” era stato visto due anni fa in Val d’Ansiei e un altro nel 2015 in Agordino. Avvistata anche lince e non si esclude l’arrivo della lontra.
«Il fenomeno generale del ripopolamento della fauna selvatica e del ritorno dei predatori è conosciuti da una trentina d’anni», fanno presente Franco De Bon, consigliere provinciale con delega a caccia e pesca, e Pasa. «Un fenomeno dovuto all’abbandono della montagna da parte dell’uomo: il paesaggio, rispetto agli anni 60-70, è oggi completamente cambiato». «Prima hanno fatto la loro ricomparsa gli ungulati, che durante le guerre erano ridotti “al lumicino”», dice ancora De Bon, «poi sono tornati altri animali, come gli orsi e i lupi (questi ultimi, secondo i dati della Polizia provinciale, sono una ventina nel Nellunese, ndr.). Dall’altro lato, le trasformazioni ambientali hanno provocato la pressoché scomparsa, per esempio, della lepre, ma anche della coturnice e della starna».
De Bon riflette, poi, sulle ben note criticità causate dal ritorno dei grandi predatori, con il delicato capitolo dei danni ad attività agricole e allevamenti: «È necessario cominciare a pensare a una gestione sovraprovinciale», mette in risalto. «D’altro canto dobbiamo ricordare che gli animali si spostano nelle zone dove trovano condizioni ambientali idonee. L’elevata qualità degli ambienti naturali del territorio è un brand spendibile anche turisticamente».
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