Sul Sorapiss c’è uno sperone in bilico

Staccato dalla parete, è monitorato dal Corpo Forestale. Nei prossimi giorni saranno in azione anche i droni

CORTINA. C’è uno sperone di roccia sul Sorapiss che è sotto monitoraggio del Corpo forestale dello Stato. Lo si vede molto bene nella foto pubblicata qui a fianco e scattata dal vice comandante del Cfs di Belluno, Isidoro Furlan, che martedì era sull’elicottero che ha effettuato i sopralluoghi sulla frana.

La massa franosa, tra i 2000 e i 3000 metri cubi secondo lo stesso Furlan, si è staccata dalla montagna a sinistra dello sperone inquadrato dalla foto.

«Quando siamo saliti con l’elicottero - racconta il vice comandante Furlan - ci siamo fermati in hovering per diversi minuti per osservare da vicino lo sperone. È vero che c’è un ampio distacco dalla parete della montagna, ma è anche vero che non ci sono fessure visibili sulla parte dietro, quella di attacco dello sperone alla roccia».

In pratica quella punta del Sorapiss si è fratturata nel corso dei secoli e una parte si è distaccata di molto soprattutto nella parte alta, mentre rimane ancorata dietro e alla base.

«Se ci sono delle fratture all’interno, non lo possiamo sapere. Lo sperone cadrà quando l’azione del gelo e del disgelo avrà insinuato l’acqua nella roccia. Se le fratture sono arrivate all’esterno e si possono vedere, allora si può prevedere che la caduta avverrà in tempi più brevi». Nel caso dello sperone del Sorapiss, dai sopralluoghi fatti martedì con l’elicottero non sembra che la parte posteriore sia fessurata e anche la base appare ancorata alla parete. Ma di certo la fotografia ha una certa impressione, di scarsa solidità della parete del Sorapiss, al punto che Isidoro Furlan ha attivato subito un monitoraggio più accurato e continuo dello sperone.

Ma qualche informazione di più arriverà nei prossimi giorni grazie alla presenza sul Sorapiss dei droni di un gruppo di ingegneri di Modena.

«Vogliono sperimentare proprio sul Sorapiss l’efficacia dei controlli che possono essere effettuati con queste moderne apparecchiature, in grado di fotografare da molto vicino anche le fratture più piccole della montagna. Tanto per dire, un drone può insinuarsi anche nella fessura dello sperone e valutarne la distanza dalla parete principale, l’inclinazione, e le eventuali fessure che siano comparse all’interno, che con l’elicottero non si possono vedere. Inoltre con i droni potremo stimare meglio la quantità di roccia caduta in questa occasione, che si è fermata ai piedi della parete. È stata valutata in un primo momento attorno ai 1000-1500 metri cubi, anche se io propendo per i 3000 metri cubi».

Dal Comune di Cortina è arrivato l’invito a fare molta attenzione nel muoversi in quella zona, colpita da una settimana da una serie di piccoli e grandi crolli: «Altri crolli non si possono escludere».

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