«Sulla Marmolada per contrastare lo spopolamento delle terre alte»

Ciambetti, presidente del consiglio veneto, spiega le ragioni della riunione in quota nella seconda metà di settembre 

BELLUNO

Il Consiglio regionale “più alto” d’Europa si farà il 17 o 18 settembre sulla Marmolada, ma non si limiterà a rivendicare il confine del ghiacciaio fissato nel 2002 in un patto tra Veneto e Trento, bensì a lanciare un programma di contrasto dello spopolamento delle terre alte. «Sarà, insomma, un pre Stati Generali della Montagna – anticipa Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale – che il ministro Erika Stefani ha voluto a partire da ottobre». Sarà presente, con ogni probabilità, anche il senatore Paolo Saviane, che l’altro ieri è stato insediato ufficialmente al vertice del Comitato paritetico del Fondo per i Comuni di confine.

Ciambetti, La data della seduta quando sarà fissata?

«La prossima settimana».

Il Pd ha anticipato che non salirà a Serauta perché volete fissare la bandiera di San Marco su un ghiacciaio che appartiene al Veneto solo in parte.

«Nessuna rivendicazione territoriale da parte del Veneto, se non quella dei confini fissati nel 2002 con un protocollo d’intesa fra gli allora presidenti della Regione e della Provincia di Trento».

Chiariamolo, dunque. Quella di metà settembre non sarà una dichiarazione di guerra ai trentini, magari per favorire la corsa della Lega alle loro prossime elezioni provinciali?

«Stupidaggini. L’Agenzia del territorio di Trento ha rifissato il confine, indietreggiando di circa una cinquantina di metri e riportandolo a pochi passi dall’arrivo della funivia Marmolada, a Punta Rocca. Noi pretendiamo che sia ripristinato quello del 2002».

Perché in questo modo evitate al Comune di Canazei, dirimpettaio di quello di Rocca Pietore, di poter far arrivare un proprio impianto funiviario proprio a Punta Rocca?

«No. Vogliamo semplicemente che i patti siano rispettati. E per quanto riguarda lo sviluppo futuro del ghiacciaio, siamo disponibili a metterci intorno ad un tavolo e discuterne. Ma, ribadisco, questo sarà solo uno dei temi all’ordine del giorno. I principali sono altri. Riguardano le politiche da attivare per contrastare l’abbandono delle terre più alte».

È ciò di cui si discuterà anche agli Stati Generali della Montagna indetti dal ministro Stefani.

«Appunto. Il Veneto vuol arrivare a quell’appuntamento con un suo dossier di analisi e proposte. Per trattenere i residenti in montagna, come si sa, serve il lavoro e soprattutto i servizi».

Quindi stop alla chiusura di scuole, Poste, presidi sanitari?

«Sono già attive alcune misure per fermare questa desertificazione che trasformerà la montagna in una wilderness. Si tratta di implementarle, magari anche di irrobustirle. Noi stiamo usando i Fondi europei e il Fondo dei Comuni di confine».

Quali linee avete dato al presidente Saviane per l’utilizzo di questi ultimi fondi?

«Il criterio della strategicità finalizzato all’area vasta. Quindi: promozione turistica, sanità, mobilità».

Non solo, dunque, i comuni strettamente di confine come destinatari dei fondi?

«No, bisogna andare ad un riequilibrio di tutta la montagna, perché altrimenti… arrivano davvero i lupi».

Lupi che dai territori comunali di prima fascia si stanno espandendo a quelli di seconda fascia…

«Appunto. Ci auguriamo che il ministro dell’ambiente Sergio Costa capisca che non vogliamo la mattanza di questi carnivori, ma semplicemente di usare anche le pallottole di gomma per allontanarli» .

Nuovi impianti di risalita al posto dei lupi?

«Non scherziamo. Siamo i primi a voler mantenere integro l’ambiente, così come lo consegniamo ai visitatori da tutto il mondo richiamati dalle Dolomiti Unesco. Siamo e resteremo patrimonio dell’umanità. Ma per gestirlo il montanaro deve rimanere in montagna. E siccome la vita in quota costa almeno un terzo in più, dobbiamo provvedere ad opportune politiche di sostegno. In taluni casi la rete impiantistica dimostra l’esigenza di essere completata. Come tra Cortina e la Val Badia o tra Cortina ed il Civetta. Ovviamente siamo pronti a discuterne con tutti i soggetti interessati. Così come è avvenuto per la Marmolada».

Così traguardata, la seduta regionale può far rientrare le preoccupazioni delle minoranze per la Marmolada?

«Noi non vogliamo piantare la bandiera di San Marco a punta Penia, ma tenerla ben fissa a punta Rocca. E siccome abbiamo perso Sappada, non vorremmo che ci sottraessero anche questa parte di ghiacciaio, che tra l’altro è minima, ma è indispensabile per la vita della Val Pettorina. Tutto qui». —

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi