«Sulla sanità il territorio è diviso»
BELLUNO. «Forse i sindaci si sono mossi un po’ troppo tardi in merito alla Neurochirurgia».
La referente provinciale di Cittadinanzattiva - Tribunale del malato, Ottorina Bompani si dice arrabbiata per lo scarso interesse dimostrato dalla politica locale per la sanità.
«Non vedo nella politica bellunese, a dire la verità, un grande interesse per la sanità dei suoi cittadini. Abbiamo denunciato nel corso degli anni tagli, riduzioni, depotenziamenti dei servizi soprattutto all’ospedale di riferimento provinciale, ma nessuno si è mosso. Siamo rimasti soli: l’uscita dei giorni scorsi del sindaco Massaro sull’attività neurochirurgica è arrivata fuori tempo, visto che la situazione pare si risolverà. E se questo avverrà sarà per l’intervento della nostra associazione e anche della stampa che ha battuto su questi temi».
Bompani si dice molto sconcertata per la divisione che esiste ancora a livello provinciale sulla questione sanitaria. «Credevo che la salute potesse riunire il territorio, invece scopro con sconcerto che ogni area procede per contro proprio. Anzi, mi pare di intravvedere una sorta di astio da parte dei territori come Cadore, Feltrino e Agordino nei confronti del San Martino», conclude Bompani facendo riferimento alla querelle innescata anche dal nuovo piano socio sanitario regionale sulla definizione di ospedale hub.
«E questo perché a quanto pare non è chiaro che avere un ospedale hub provinciale significa garantire un servizio a 360° per i cittadini».
Sul piano socio sanitario intervengono Cgil, Cisl e la categoria dei pensionati di questi sindacati.
«Auspichiamo un confronto sul merito tra tutti i soggetti istituzionali e sociali che oggi in provincia di Belluno hanno ruolo e responsabilità sui temi del socio-sanitario. Lo scopo, evidentemente, è quello di poter formulare una proposta operativa dentro a un modello unitario che tiene conto delle esigenze e delle peculiarità del nostro territorio da sostenere nei confronti della regione Veneto per ottenere le giuste garanzie di una buona sanità di montagna», scrivono i sindacati. Che aggiungono: «Per quanto ci riguarda riteniamo che prima dell’avvio del nuovo piano venga portata a conclusione quella parte del Piano socio sanitario 2012-2016 afferente all’implementazione delle medicine di territorio. Le perplessità si dilatano ulteriormente quando osserviamo che il nuovo Piano dovrà essere fatto ad invarianza di costi. Come è possibile se nei prossimi anni assisteremo a un continuo aumento della domanda socio/sanitaria legato anche all’invecchiamento?». (p.d.a.)
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