Sulle Dolomiti la minaccia del caldo, l'esperto: manto nevoso fragile

Dopo la tragedia di Valle Aurina, parla l'Arpav. Prima regola da osservare è la sicurezza, i versanti ripidi sono pericolosi con questi grandi accumuli di neve
Tanta neve e caldo. Una combinazione pericolosa in montagna. Il grado di rischio valanghe sulle Dolomiti non è elevato (due su una scala di cinque, dove uno è il più basso), ma il numero non deve ingannare.
Quando si affronta un'escursione, con gli sci ma anche con le racchette da neve, è necessario prestare attenzione e valutare con precisione l'itinerario. Sarebbe preferibile farsi accompagnare da persone esperte, come le guide alpine, in grado di valutare il manto nevoso e la stabilità dei versanti. 
A illustrare la situazione sulle Dolomiti e a fornire utili consigli a chi sta programmando una gita in montagna è Mauro Valt, uno dei maggiori esperti di valanghe d'Italia. Lavora al centro Arpav di Arabba e spiega: «Non sono molte le aree pericolose per i distacchi, ma in alcune possono essere molto facili». 
«Il grado di pericolo è dato, in questi giorni, dalla grande quantità di neve fresca caduta nei giorni scorsi (150-200 centimetri di neve fresca) che si sta stabilizzando. L'innalzamento delle temperature, specie nella tarda mattinata e nelle ore pomeridiane, determina condizioni in cui sono più frequenti i distacchi, anche spontanei», spiega Valt. «Non sono molte le aree pericolose, da cui il grado piuttosto basso, però abbiamo delle aree in cui sono possibili distacchi di valanghe di medie dimensioni, già importanti come quantità: possono travolgere e uccidere».
In queste aree il distacco è molto facile: si tratta dei pendii ripidi sui versanti in ombra, dove l'ultima neve non si è ancora consolidata con quella caduta a gennaio, e dei versanti al sole. «Qui il manto diminuisce la resistenza, specie lungo i pendii ripidi ed erbosi dove è più facile lo scivolamento. Se avesse fatto freddo la situazione sarebbe stata stabile, invece il caldo pomeridiano rende fragili gli strati di superficie», prosegue Valt. «La neve non si “cementa” e cede su se stessa». 
Il manto diventerà più fragile. La situazione rimarrà stabile, «ma se continuerà il caldo il grado di pericolo probabilmente salirà a marcato (3)» precisa Mauro Valt. «L'aumento delle temperatura renderà il manto nevoso più fragile».
Escursioni: meglio al mattino. La quantità di neve caduta negli ultimi giorni, unita all'aumento delle temperature, costringe gli escursionisti a prestare ancora maggiore attenzione quando si avventurano in montagna. Che indossino le ciaspe o che pratichino sci alpinismo, le indicazioni di Mauro Valt sono chiare. «Sarebbe bene uscire presto al mattino e tornare prima di mezzogiorno, per evitare i pendii al sole. Inoltre è preferibile scegliere percorsi all'interno del bosco e non su versanti aperti e molto grandi». 
Serve l’attrezzatura. Fondamentale anche avere con sé l'attrezzatura da soccorso: artva, pala e sonda. E saperli usare. «Se succede qualcosa, con questi strumenti si può recuperare la persona sotto la neve», continua Valt. L'indice di sopravvivenza, del resto, parla chiaro: «Nei primi 15-20 minuti il 90% delle persone travolte vengono recuperate vive». Dopo 40 minuti questa percentuale cala al 30%. «Il problema delle valanghe è che non danno anticipazioni. Chi va in montagna deve essere in grado di valutare quale traccia seguire, in base alle condizioni della neve. E se ci sono molte persone, è preferibile distanziarsi». 
Attenzione infine ai percorsi che sembrano facili, magari perché pianeggianti. Se si trovano sotto un versante molto ampio e aperto, il rischio è che si stacchi una valanga (anche spontanea) e travolga chi sta tranquillamente camminando a valle. 

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