Svuotamenti del lago, la procura chiede l’archiviazione

Per il pm l’Enel non è responsabile di disastro ambientale. I primi cittadini del Centro Cadore presentano opposizione

CENTRO CADORE. Il lago svuotato: la procura della Repubblica dà ragione all’Enel, ma i sindaci del Centro Cadore si oppongono. L’ultima parola spetta al giudice per le indagini preliminari, che dovrà decidere se archiviare l’inchiesta oppure disporre nuove indagini. La terza strada è quella dell’imputazione coatta, con l’ordine alla pubblica accusa di scrivere il capo d’imputazione.

Tutto era partito dall’esposto presentato dai rappresentati degli otto comuni dell’Unione montana (Perarolo, Pieve, Calalzo, Domegge, Auronzo, Lorenzago, Lozzo e Vigo) nel dicembre scorso. L’esposto denuncia era stato presentato affinché venisse avviato un doveroso controllo, dal punto di vista della legalità, a fronte dell’evidente impoverimento paesaggistico nel quale da anni versa il lago del Centro Cadore, il cui livello dell’acqua, dopo lo svuotamento, cala ogni estate di quasi 20 metri. Con conseguenti danni non solo ad ambiente e paesaggio ma anche all’identità culturale della località e alla sua dignità, oltre che all’immagine turistica e al correlato patrimonio, anche sul piano economico.

Esposto contro lo svuotamento del lago Centro Cadore

La procura ha svolto le indagini preliminari, arrivando alla conclusione che l’Enel è in possesso di tutte le autorizzazioni necessarie e preleva l’acqua in maniera assolutamente legittima, senza provocare danni ai pesci residenti nel Piave e al paesaggio dolomitico circostante. Naturale che non faccia un bell’effetto vedere uno specchio d’acqua con le rive a vista, per di più in un contesto montano. La cartolina per i turisti è inevitabilmente rovinata, ma l’ente nazionale per l’energia elettrica non commette alcun reato, tanto meno si macchia di un disastro ambientale.

I sindaci hanno ricevuto la richiesta di archiviazione presentata dal pubblico ministero e subito si sono rivolti al loro avvocato di fiducia, Rocco Bianco, per presentare un’opposizione.

«Avendo preso visione della richiesta di archiviazione della notizia di reato, formulata dal pubblico ministero, rileviamo come lo stesso pm abbia riconosciuto la legittimità dei dubbi proposti dall’Unione montana, dai Comuni rivieraschi e del Centro Cadore con l’esposto, affermando con riguardo al lago di Pieve di Cadore che “in definitiva è una problematica di grande complessità, che coinvolge innumerevoli interessi confliggenti, tutti meritevoli di essere presi in considerazione e tutelati, ma che dovrà trovare una soluzione, il più soddisfacente per tutti, necessariamente a livello politico, amministrativo e tecnico ”», spiega anche a nome dei colleghi il sindaco di Pieve di Cadore, Maria Antonia Ciotti. «Per quanto riguarda la rilevanza penale dei fatti in questione (che il pm esclude, tra l'altro, comunque sotto il profilo dell’elemento psicologico) i difensori hanno approfondito il tema anche alla luce degli specifici rilievi espressi nella relazione stesa dal Corpo forestale, di cui la procura dà conto nella richiesta, avendo valutato, di conseguenza, di richiedere la prosecuzione delle indagini, formulando atto di opposizione e producendo una memoria all’ufficio del giudice per le indagini preliminari».

Sarà proprio il gip a pronunciarsi nelle prossime settimane. La sua decisione potrebbe chiudere definitivamente la discussione oppure disporre delle altre e più approfondite indagini. La terza via è quella dell’imputazione coatta.

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