Tagli alla Diab, lavoratori e sindacati: “Non molleremo”
Protesta e sciopero a Longarone contro i 185 esuberi nella fabbrica che ha intenzione di chiudere la linea produttiva del Pvc
BELLUNO. Assemblea e protesta partecipata oggi, venerdì 18 marzo, davanti allo stabilimento della Diab di Longarone per dire “no” ai 185 esuberi previsti con la chiusura della linea che produce pannelli in Pvc.
Delusione, rabbia ma anche voglia di non mollare tra i tanti operai di molte nazionalità che hanno voluto manifestare con forza la loro contrarietà alla decisione del gruppo svedese. Una decisione che, secondo gli intenti della società, dovrebbe concretizzarsi già entro la fine di marzo. Una proposta che i sindacati di categoria hanno rigettato al mittente.
«Ora si aprirà il tavolo in Regione con tutti i soggetti interessati, ma se non basterà interesseremo anche il ministero dello Sviluppo economico», dicono Giampiero Marra della Filctem Cgil, Bruno Deola della Femca Cisl e Giorgio Agnoletto della Uiltec. Da parte dei sindacati è arrivato anche l’appello ai lavoratori a rimanere uniti per contrastare questa decisione che tutti hanno definito scioccante.
A dare la solidarietà ai lavoratori della Diab non solo il sindaco di Longarone, Roberto Padrin che si è detto molto preoccupato per il futuro di questa azienda, ma anche esponenti del metalmeccanico e i segretario generali di Cgil, Cisl e Uil.
«Non possiamo permettere che si facciano questi tagli, e metteremo in campo tutto quello che servirà non solo per fermare questa decisione, ma anche per far conoscere al mondo quello che questo gruppo sta facendo», ha detto Milena Cesca della Femca Cisl che per diversi anni ha seguito questa fabbrica, riportando alla memoria gli interventi anche sulla stampa internazionale che erano stati messi in atto per altre imprese con un cuore straniero, come l’Ideal Standard.
Tra i lavoratori grande lo sconforto: volti smarriti e preoccupati. Molti i giovani che stanno lavorando alla Diab e che, come hanno detto i sindacati «rischiano di vedersi negato il futuro».
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