Tagli delle piante, stangata per i privati
PIEVE DI CADORE. «La linea ferroviaria Ponte nelle Alpi - Calalzo sarà riaperta nei primi giorni di agosto, come stabilito in Regione»: lo ha confermato la comandante della polizia locale di Pieve di Cadore, Ornella Boscarin, durante l’incontro che si è tenuto martedì sera nella sala della Cooperativa di Sottocastello, alla presenza di una quarantina di cittadini, per trovare una soluzione al problema del taglio degli alberi che dovrà essere effettuato lungo la linea ferroviaria.
Questa è l’unica notizia positiva, uscita da una serata che per molti cittadini di Sottocastello si è trasformata in un piccolo incubo. Il motivo del contendere è il taglio degli alberi lungo gli oltre i 5 chilometri di binario che insistono nel territorio comunale di Pieve di Cadore. Una operazione che deve essere fatto assolutamente per non dare alibi alla direzione delle Ferrovie nella fase di riapertura al traffico della linea Ponte nelle Alpi – Calalzo. Ma l’operazione rischia di comportare costi ingenti a carico dei privati.
«Questo tratto di ferrovia», ha spiegato il sindaco Maria Antonia Ciotti, «è il più lungo tra quelli che necessitano di un taglio alberi continuo per essere in sicurezza. I Comuni di Calalzo e gli altri della Valle del Piave sono tutti attraversati da tratti brevi, al massimo 1500 metri. Tra l’altro il tratto che corre nel territorio di Pieve è scosceso e spesso con del muraglioni molto alti che rendono molto difficile le operazioni di messa in sicurezza: senz’altro il più difficile».
Il compito di mantenere la vegetazione che cresce ai bordi della linea entro i parametri è dei proprietari dei boschi che corrono lungo la ferrovia. Sono parametri molto severi e che sinora non sono stati rispettati, nonostante già dal novembre 2012 il comando della polizia locale fosse stato avvisato di questa necessità.
«In effetti», ha spiegato la comandante Boscarin, «è da circa un anno e mezzo che ho ricevuto la richiesta per l’intervento. In questi mesi, però, ho avuto una corrispondenza con la direzione delle Ferrovie e più volte ci siamo incontrati in Prefettura con i dirigenti di Rfi per trovare una soluzione. Dopo gli eventi dell’inverno scorso, che hanno fatto riemergere prepotentemente il problema, un mese fa ho emesso una ordinanza con la quale i proprietari dei boschi confinanti con la ferrovia sono stati chiamati ad effettuare il taglio degli alberi a raso, come richiesto dalla direzione di Rfi Rete ferroviaria italiana. Abbiamo ispezionato l’intero tratto di binario e ci siamo resi conto innanzitutto delle difficoltà d’intervento, che non può essere fatto da un privato se non attrezzato».
«Un intervento», ha aggiunto il sindaco, «per il quale il Comune di Pieve non può intervenire nemmeno se avesse i soldi, perché i terreni sono privati. Quindi spetta a loro tagliare gli alberi. Il Comune farà di tutto per contribuire con l’assistenza, contattando una ditta che faccia il lavoro per tutti».
«Purtoppo», ha ripreso la comandante Boscarin, «dopo aver richiesto preventivi a più ditte, abbiamo constatato che il costo dell’operazione è elevato. Si tratta di una fascia di oltre 30 metri sopra la ferrovia ed altrettanto sotto, per una lunghezza di quasi 5 chilometri da moltiplicare per il costo di 2,5 euro al metro quadrato. Si va oltre i 450 mila. Una somma riducibile solo con la vendita del legname degli schianti e degli alberi da tagliare».
Il problema non può essere lasciato irrisolto, perché un albero che cade sulla linea ferroviaria e causa un incidente non è un reato amministrativo, bensì penale. Un problema di difficile soluzione anche perché i privati interessati- tra quali la Regola di Tai Vissà- sono 598, dei quali oltre un centinaio sono emigranti e probabilmente anche deceduti. Ci sarà così un ulteriore incontro tra qualche giorno, quando le situazione sarà più chiara.
Vittore Doro
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