Tagli sulla rivalutazione della pensione: 19 mila bellunesi in attesa del conguaglio

Una persona su quattro avrà un assegno mensile più basso: sono quelle con un reddito lordo superiore ai 1.522 euro 
La sede dell' Inps a Pontedera (Pisa). ANSA/STRINGER
La sede dell' Inps a Pontedera (Pisa). ANSA/STRINGER



Un bellunese su quattro da aprile avrà la pensione più leggera. In provincia sono 19.174, su un totale di 87.290 totali, le persone con un reddito mensile lordo superiore ai 1.522 euro: per loro ci sarà una spiacevole sorpresa nell’uovo di Pasqua. L’Inps, infatti, sta rifacendo i conti in base a quanto stabilito dalla nuova Legge di Bilancio. Un ritocco che, solo quest’anno, porterà nelle casse dello Stato 2 miliardi di euro in più. Nessuna novità, invece, per gli assegni inferiori ai 1.522 euro.

La novità

«La informiamo che la pensione a lei intestata è stata ricalcolata a decorrere dal primo gennaio 2019, in applicazione dell’articolo 1, comma 260 della legge 30 dicembre 2018, n. 145». Questo il testo della lettera che l’Inps sta mandando a tutti i pensionati interessati dal ricalcolo dettato dalla Finanziaria 2019 (legge 145/2018, approvata il 30 dicembre), che rivede i criteri per il calcolo della rivalutazione, la cosiddetta perequazione. «Il problema va ricondotto alla mancata perequazione dei trattamenti pensionistici», sottolinea Maria Rita Gentilin, segretaria dello Spi Cgil di Belluno. «Secondo quanto era stato previsto dall’Inps, dal 2019 sarebbero dovute scattare le rivalutazioni per fasce: +1,1% fino a 1.522 euro lordi; +0,99% fino a 2.537 lordi; +0,825% oltre i 2.537 euro. Tutto questo, invece, non sarà effettuato, visto che la nuova Finanziaria non applica più la rivalutazione per scaglioni, che calerà all’aumentare dell’assegno».

I numeri

Fino a 1.522 euro lordi ci sarà la rivalutazione dell’1,1%; dai 1.600 ai 2.000 euro sarà dell’1,067%; dai 2.300 ai 2.500 euro dello 0,857%; dai 2.800 ai 3.000 dello 0,572%; dai 3.500 ai 4.000 dello 0,571%; dai 4.200 ai 4.500 dello 0,495%; dai 4700 ai 5.500 dello 0,440%. «Se consideriamo una pensione mensile lorda di 2.050 euro, l’assegno nel 2019 sarà di 2.067 euro anziché di 2.071,97, come dettava la rivalutazione dell’Inps; nel 2020 sarà di 2.084 euro al posto di 2.094 e nel 2021 sarà di 2.102,54 anziché di 2.116,63. La riduzione dell’importo complessivo della pensione per il parziale adeguamento, quindi, sarà pari a 59,88 euro nel 2019, a 120 euro nel 2020, a 183,17 dal 2021 in poi. Per le indennità di 2.580 euro lordi, invece, la perdita dovuta alla diminuzione della rivalutazione sarà di 161,10 euro per l’anno in corso, di 324,87 euro per il 2020, e di quasi 500 euro (491,27 euro) dal 2021 in poi. Somme che salgono all’aumentare della pensione: una indennità di 3.150 euro dal 2021 in poi perderà 616,59 euro all’anno».

Il recupero

I criteri ante Finanziaria, che avrebbero dovuto essere più vantaggiosi proprio a partire dal gennaio 2019, sono stati applicati per il pagamento delle pensioni di gennaio, di febbraio e di marzo. Così, tutte quelle al di sopra dei 1.522 euro lordi hanno goduto di una rivalutazione superiore a quella prevista dalla nuova Legge di Bilancio. Per questo l’importo sarà corretto a partire da aprile. Il recupero di quanto indebitamente erogato fino a marzo «potrebbe avvenire dopo le elezioni di maggio, così da evitare risvolti negativi sulle consultazioni», precisa Gentilin.

Per chi gode di una pensione lorda compresa tra i 1.500 e i 2.000 euro lordi, cioè tra i 1.200 e i 1.500 euro netti circa, le differenze saranno di pochi centesimi. Differenze che cresceranno all’aumentare della pensione. I primi effetti percepibili si avranno per gli assegni tra i 2.030 e i 2.500 euro lordi, mentre supereranno i 10 euro (lordi) di taglio e i 30 di conguaglio sui primi tre mesi, le pensioni al di sopra dei 2.530 euro. Chi percepisce 4.000 euro lordi subirà una sforbiciata di 18 euro e dovrà versare un conguaglio di 54 euro. —



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