Taibon, il rogo sulle Pale ancora un mistero: «Ho rischiato la vita, voglio sapere»

TAIBON. Domato l’incendio, addormentata l’inchiesta. Per l’enorme rogo del 24 ottobre 2018 sulle Pale di San Lucano si sa soltanto che le parti offese sono il Comune di Taibon e la Provincia di Belluno. I due escursionisti agordini Michel De Salvador e Andrea Decima, salvati il mattino dopo dagli uomini del Soccorso alpino, dopo essere rimasti intrappolati tra fiamme alte una cinquantina di metri e furibonde raffiche di vento, stanno cercando di entrare nel procedimento che vede coinvolta Terna Spa per chiedere i danni. Ma non c’è verso di sapere qualcosa di più.
Dov’è il fascicolo
L’ipotesi più probabile, è che l’incendio sia stato generato da un albero caduto sulla linea dell’alta tensione. Le indagini erano state coordinate dal pubblico ministero Katjuscia D’Orlando, che in questo momento è in maternità e ha chiesto il trasferimento. Non è esagerato dire che l’incendio aveva causato fiamme altissime: il fumo aveva raggiunto la Val Belluna ed era stato visto distintamente anche a Venezia. Ma che fine ha fatto il fascicolo? Che sia stato archiviato? Che sia finito sotto un cumulo di documenti? De Salvador si è rivolto all’avvocato Giorgio Azzalini di Dolomiti Legal, per capire cosa sta succedendo.
Una mattinata da incubo
Tutto era stato preparato per l’intera giornata, compreso il passaggio per il bivacco Bedin, che è una delle mete più suggestive delle Dolomiti: «Sapevano che ci avremmo messo tutta la giornata da Col dei Pra e che il dislivello da superare sarebbe stato importante fino a Taibon, ma tutto questo non ci spaventava. Il problema è che, a un certo momento, abbiamo cominciato a sentire un po’ di fumo dell’aria e questo mi ha convinto a fare una telefonata a un amico di Agordo, che mi ha chiesto se per caso non stessi facendo una grigliata. Erano circa le 15, quando ci trovavamo all’interno di un anfiteatro naturale e il cielo si è oscurato. Ci siamo girati e avevamo di fronte fiamme alte una cinquantina di metri alimentate dal vento a 70 chilometri orari, che venivano minacciose verso di noi».
Paura e preoccupazione. La stessa che può cogliere due topi in trappola: «Ci simo messi a correre, per cercare di fuggire, ma in mezzo al fumo e con l’adrenalina a mille abbiamo raggiunto l’orlo di un precipizio e non dove avremmo voluto andare. Non nascondo che abbiamo pregato, perché in quel momento la natura era padrona del nostro destino. Pensavamo che fosse finita e ci siamo sentiti piccolissimi, anche perché in quelle condizioni l’elicottero non può volare».
Ma i vigili del fuoco e gli uomini del Soccorso alpino non sono certo tipi che si arrendono: «Abbiamo seguito la traccia degli animali e siamo riusciti a raggiungere un canalone con una grande slavina, dove abbiamo potuto passare la notte, in attesa dei soccorritori».
Gratitudine eterna
Da allora, ogni anno lui e Decima organizzano una bicchierata in onore dei soccorritori: «La loro sarà anche una missione, ma è un dato di fatto che hanno rischiato la vita per venirci a prendere, dopo una notte difficile, nella quale non potevamo nemmeno comunicare, perché il telefonino si era scaricato del tutto», racconta ancora De Salvador. «Siamo grandi appassionati di montagna e non avremmo mai immaginato quello che è successo. L’eventuale risarcimento danni andrà a questi ragazzi, ma non sappiamo nulla».
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