Tangente, carte e cellulari sotto la lente
FARRA D’ALPAGO. Scarsa fiducia nelle banche. La Guardia di finanza si sarebbe sentita rispondere così alla domanda su cosa ci facesse una valigetta con dentro 9 mila euro, nella sede del Consorzio Farra Sviluppo. Quella borsa, che è stata sequestrata nel corso di una delle 15 perquisizioni era nella disponibilità di un dipendente di una delle tre aziende che fanno parte del Consorzio (Fratelli De Pra, Fornaci Calce Grigolin e Fassa Bortolo). Ma la spiegazione fornita non persuade i finanzieri, che stanno continuando a indagare sulla presunta tangente da 10 mila che Farra Sviluppo avrebbe pagato a un funzionario infedele o della Camera di Commercio o di Confindustria, per fare in modo che i prezzi di estrazione dei calcari dalla cava di Col delle Vi scendessero. Procura della Repubblica e fiamme gialle sono convinte che uno non giri con tutti quei soldi, allo stesso tempo stanno cercando le prove necessarie sui documenti acquisiti o sequestrati dopo aver ascoltato diverse persone informate sui fatti.
Non ci sono ancora iscritti nel registro degli indagati con l’ipotesi di reato di induzione a dare o promettere utilità, allo stesso tempo le aziende coinvolte nell’inchiesta stanno cercando di cautelarsi, ritenendo di aver subito un danno notevole. Quello che avrebbe sopportato il Comune di Farra d’Alpago, per l’abbassamento dei prezzi, è stato stimato in 500 mila euro all’anno, ma per conoscere l’importo preciso ci vorrà del tempo. Le indagini si annunciano complicate e rimangono aperte diverse ipotesi investigative.
La fase delle audizioni sarebbe terminata ed è cominciata quella dell’analisi di tutto il materiale: oltre alle carte, i supporti informatici e i telefoni cellulari. (g.s.)
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