Tangenti sulla cava, aziende perquisite

Sequestrati documenti e supporti informatici sulla gestione di Col delle Vi Parte lesa il Comune di Farra d’Alpago per una perdita di mezzo milione

BELLUNO. Una mazzetta da 10 mila euro per “convincere” la commissione tecnica, preposta a fissare i prezzi all’ingrosso delle merci, ad abbassare quelli di alcuni prodotti dell’industria estrattiva: calcare, pietrisco per sottofondi, materiali vari di cava e di fiume. Tanto sarebbe bastato per risparmiare qualcosa come mezzo milione di euro all’anno sul canone da riconoscere al Comune di Farra d’Alpago, proprietario della cava e finito nell’inchiesta come parte lesa.

Tecnicamente si parla di induzione indebita a dare o promettere utilità (la vecchia concussione) come ipotesi di reato alla base delle indagini - coordinate dal procuratore di Belluno, Francesco Saverio Pavone e fatte partire già a fine 2015 dal Nucleo di polizia tributaria della Finanza di Belluno - che ieri hanno portato a 15 perquisizioni tra le province di Belluno e Treviso e al sequestro di documenti e supporti informatici, tra cui anche telefoni cellulari. Attività investigativa che ruota attorno alla gestione della cava Col delle Vi e che subito dopo l’alba ha visto gli uomini delle Fiamme Gialle entrare nelle sedi delle tre società costituenti il Consorzio Farra Sviluppo (e nelle abitazioni dei rispettivi titolari), del Comune di Farra, della Camera di Commercio e di Confidustria di Belluno.

Nomi illustri quelli coinvolti: oltre alla Fratelli De Prà Spa (socio di minoranza con il 10 per cento), a detenere le rimanenti quote del Consorzio Farra Sviluppo (con il 45 per cento ciascuno) sono due colossi del settore quali le trevigiane Fornaci Calce Grigolin, di Susegana, e la Fassa Bortolo, di Spresiano.

Inchiesta che a ieri non vedeva iscritti sul registro degli indagati: un semplice passaggio tecnico, in quanto le prove finite tra le mani dei finanzieri bellunesi sono concrete, tanto che sarebbe imminente l’avviso di garanzia sia per chi ha materialmente incassato la tangente da 10 mila euro, sia per chi l’ha elargita. Tangente evidentemente corrisposta a qualcuno facente parte del meccanismo di formazione dei prezzi dei materiali dell’industria estrattiva.

Le indagini, tutt’ora in corso, erano scattate lo scorso autunno, a seguito di una “soffiata” alla GdF di Belluno. Da lì si sarebbe in breve arrivati a tracciare il percorso della tangente, elargita per ottenere un illecito ribasso dei prezzi dei materiali estrattivi.

Un meccanismo semplice, per alterare un sistema di tutela dei prezzi più complesso. Come in ogni provincia, infatti, anche nel Bellunese è un tavolo tecnico a “formare” i prezzi delle merci all’ingrosso. E come nel resto d’Italia tale tavolo tecnico vede seduti rappresentanti della locale Camera di Commercio (che pubblica a cadenza mensile le tabelle con i prezzi) e le varie associazioni di categoria competenti sulle singole merci: quelle del mercato alimentare, del mercato agricolo, dei prodotti petroliferi, del legname. Per i prodotti industriali e, nel caso specifico, l’industria estrattiva, l’associazione che siede in “commissione accertamento prezzi all’ingrosso” è Confindustria Belluno Dolomiti. Di qui la perquisizione negli uffici dei due enti.

In tutto questo la tempistica della segnalazione giunta alla Guardia di finanza coincide con il presunto (fino ad ora) illecito. Nell’ultimo quadrimestre del 2015, effettivamente, il prezzo all’ingrosso di diversi materiali estrattivi ha fatto registrare, tabelle alla mano, un ribasso, giudicato anomalo.

A vantaggio di chi? Secondo le Fiamme Gialle (anche) di chi gestisce la cava Col delle Vi. Perchè tra le tante variabili, a determinare l’importo del “canone di affitto” da versare alla proprietà della cava (il Comune di Farra) c’è il prezzo all’ingrosso dei materiali estrattivi: a parità di tipologia e quantità delle merci estratte, più sono bassi i prezzi all’ingrosso di queste ultime più scende il canone. E il risparmio illegalmente ottenuto secondo la Finanza (o di mancato guadagno per il Comune di Farra) sfiora il mezzo milione di euro tra i prezzi prima e i prezzi dopo la tangente. Perchè di una sola mazzetta si parla.

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