Targhe, i gelatieri in rivolta: «Siamo sequestrati in casa»

Loris Cesa deve tornare alla sua attività in Germania: «Ma come farò?». «Sono le leggi dei due paesi a non permetterci di cambiare le targhe, una cosa assurda»

VAL DI ZOLDO

«Così non si può andare avanti. Serve una soluzione alla caccia alle targhe straniere in Italia». All’indomani dell’ennesimo sequestro, la reazione dei gelatieri zoldani è unanime rispetto alla necessità di arrivare al più presto a una soluzione politica del caso. I professionisti, con residenza e attività all’estero, invocano una maggiore unità della politica che da più parti si è resa disponibile per portare avanti le istanze degli stagionali. «Siamo come sequestrati in casa, si deve arrivare a sbloccare una situazione che è sempre più paradossale e vergognosa, altrimenti anche il viaggio di ritorno oltre confine per l’inizio della nuova stagione diventerà un incubo», spiega Loris Cero, che fra poche settimane dovrà ritornare ad occuparsi della sua gelateria in Baviera, «rischiamo di essere fermati a un posto di blocco vedendoci sequestrare l’auto. È una cosa che mette a rischio anche le nostre attività».

Nel frattempo, dopo il provvedimento introdotto con il decreto sicurezza, il riposo annuale dei gelatieri zoldani è tutt’altro che sereno: «Stiamo vivendo come dei rinnegati, ci sentiamo privati di una nostra libertà come se fossimo colpevoli di qualcosa di tremendo», continua Cero, «non siamo agli arresti domiciliari ma poco ci manca, in Val di Zoldo i servizi sono distanti tra loro e la macchina è fondamentale per potersi muovere quotidianamente e quindi è come se fossimo costretti a casa. Ci tocca chiedere un passaggio o la macchina in prestito ad amici e vicini per fare semplici commissioni, è una situazione surreale». In particolare si avverte la mancanza di un’adeguata comunicazione della politica: «Al giorno d’oggi i politici non parlano più con la gente, ma lanciano tweet e messaggi attraverso i social network.

Il post di Zaia sull’argomento che ha sollevato tante polemiche e che pare sia stato scritto da un suo collaboratore forse in realtà ha smosso le coscienze, facendo emergere il problema anche a livello più alto. Capisco che questo provvedimento sia stato fatto per colpire i furbetti, che sicuramente ci sono, ma in realtà ad essere penalizzati siamo soprattutto noi professionisti con doppia residenza. Non siamo paragonabili a stranieri che vengono a vivere in Italia portandosi la macchina immatricolata in paesi dove costa meno solo per evadere le tasse italiane. Noi torniamo a casa e come noi ci sono state generazioni intere di gelatieri che sono rientrate in provincia portando ricchezza e il frutto del proprio lavoro, molti degli impianti sciistici, degli alberghi e delle altre strutture presenti nello Zoldano oggi sono opera di gelatieri che hanno lavorato sodo e investito nel proprio territorio d’origine. Il problema è che il gelatiere che torna in inverno viene visto come un nababbo che fa solo la bella vita, ma non si calcolano tutti i mesi di duro lavoro all’estero».

La soluzione potrebbe arrivare solo da regole e fiscalità condivise a livello europeo, che superino finalmente i tanti intoppi burocratici nei quali incappano i lavoratori con doppia residenza. Un obiettivo importante, ma che non sembra poter diventare realtà in tempi brevi: «Per ora servono al più presto permessi ad hoc o un altro tipo di soluzione», conclude Cero, «è la legge stessa dei due paesi a non permetterci di cambiare le targhe. Se mettessi la targa italiana alla mia auto, una volta in Germania verrei fermato dopo un tot di giorni e saremmo da capo». —
 

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