Tassa di ingresso alle Dolomiti: ipotesi che suscita polemiche
CORTINA. Dolomiti “The Mountains of Venice’’? D’accordo, e perché no una vignetta d’ingresso come a Venezia? Attenzione, non è una fantasia. Oggi se ne parlerà in giunta provinciale di Trento, dove l’assessore al turismo, Roberto Failoni, porrà il problema di accantonare definitivamente la chiusura di passo Sella, tornando indietro rispetto alle sperimentazioni degli ultimi due anni, per concentrarsi invece su soluzioni di lungo termine e di sistema.
E tra queste soluzioni, dalla Val di Fassa è maturata l’idea di una “vignetta”, modello Venezia, che consenta il transito a pagamento sulle strade delle Dolomiti.
Sia Failoni che, a distanza, il presidente della Provincia di Bolzano, Arno Kompatscher, hanno posto la necessità di un confronto urgente con il Veneto.
Osvaldo Finazzer, coordinatore del Comitato operatori turistici dei passi, e Stefano Illing, del Falzarego, uno dei suoi più stretti collaboratori, hanno detto subito di no alla vignetta per le strade dei passi. «Le Dolomiti sono un unicum di patrimonio naturale, di storia e di cultura, anche di economia. Se riteniamo che la vignetta sia uno strumento indispensabile», riflette l’ingegner Illing «la si immagini per l’ingresso in tutto il territorio».
Come dire che a Perarolo piuttosto che a Lorenzago, a San Pietro di Cadore, piuttosto che in Val Pusteria, e via via elencando le diverse Valli, fino ad Agordo, ci sarebbero delle barriere virtuali che ti addebitano uno o due euro. «Evidentemente solo per i turisti, non per i residenti, come a Venezia» mette le mani avanti Roberto Padrin.
Il quale presidente (della Provincia) saluta intanto con soddisfazione lo stop alle chiusure estive dei passi e poi aggiunge che quello della vignetta sarebbe solo un espediente temporaneo, in attesa di accessi più sostenibili alle bellezze dolomitiche. «Ho appreso con molto favore la disponibilità di Trento e di Bolzano di confrontarsi finalmente con il Veneto sull’accessibilità ai passi», sottolinea, dal canto suo, Federico Caner, assessore regionale al turismo, «ma la storia della vignetta mi è nuova. È un’ipotesi tutta da approfondire, perché un conto è Venezia, un altro sono le Dolomiti. Un conto» esemplifica ancora «è far pagare il pedaggio per salire alle Tre Cime di Lavaredo, un altro è “vignetizzare” tutte le nostre montagne».
Favorevolissimo al ticket è, invece, Leandro Grones, sindaco di Livinallongo. «Ci sono territori che in certi periodi dell’anno vengono presi letteralmente d’assalto. Si pensi ai 19 Comuni della Ladinia, che sono frequentati da 11 milioni e 300 mila presenze turistiche l’anno. Non penso che gli interessati protesterebbero se chiedessimo loro un euro d’ingresso, per darci modo di mantenere al meglio l’ambiente, dalle strade ai sentieri, passando per le ciclopedonali».
Ecco il punto, il gettito dove andrebbe a finire? Illing lo pone come una discriminante. «Se mai dovessimo arrivare alla vignetta (stando però attenti che la sua applicazione non leda il diritto alla mobilità)», afferma «i fondi dovrebbero restare tutti nel territorio. Dico tutti, non solo una quota percentuale. Perché infrastrutturalmente le terre alte sono quelle che da tempo pagano di più un forte differenziale di sviluppo».
Intanto, comunque, tutti sono in attesa del verdetto di oggi da Trento. Anche gli ambientalisti, che sono ovviamente i più delusi. «Non possiamo far passi indietro rispetto a conquiste minime come la chiusura di un solo passo poche ore al giorno. È una sconfitta» riconosce Luigi Casanova, della Confederazione Cipra. «È da vent’anni che gli ambientalisti hanno sollevato il tema, e lo hanno studiato a fondo. Questo approccio ci preoccupa, e ci dispiace non avere diritto di parola in merito», afferma Casanova rispetto agli ultimi sviluppi. «Registriamo purtroppo una crescente disattenzione alle tematiche ambientali. Disattenzione che sta facendo perdere molte opportunità, al territorio, ma anche alle realtà economiche stesse».
All’opposto la pensa Finazzer, con alberghi sul Passo Pordoi. «È da 13 anni che lottiamo per avere le strade libere. Finalmente intravvediamo uno spiraglio». —
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