Tassisti a Belluno, sempre meno lavoro. «I tanti abusivi ci danneggiano»

Bellumat e De Luca denunciano una piaga che nuoce anche al turismo bellunese. «Ci sono servizi che si definiscono taxi ma non lo sono. E presentano conti elevatissimi»

Fabrizio Ruffini

BELLUNO. Il lavoro che scarseggia e la piaga degli abusivi: per i pochi tassisti di Belluno la vita è sempre più dura. A pagarne le conseguenze sono in primo luogo i turisti, che sempre più spesso indicano i trasporti come uno dei nei più evidenti di una Belluno che proprio nel turismo vorrebbe costruire il proprio rilancio.

È capitato a un gruppo di escursionisti diretti dal capoluogo alla zona di Bolzano bellunese che, non riuscendo a trovare un trasporto, esasperati, hanno chiamato la polizia per poter trovare supporto, ma episodi spiacevoli sembrano essere successi anche ad altri vacanzieri, come a una coppia di statunitensi che si sarebbero visti sventolare davanti un conto salatissimo per essere accompagnati al lago di Braies.

Ma loro, gli imprenditori delle corse, cosa dicono? Lo abbiamo chiesto a Stefano Bellumat, referente trasporti per Confartigianato Belluno, e a Tito De Luca, tassista e rappresentante di categoria: «Abbiamo più volte segnalato alla polizia locale di Belluno, ma anche di Ponte nelle Alpi, la pericolosa presenza di tassisti abusivi sul nostro territorio», spiega Bellumat, «purtroppo è sufficiente fare qualche ricerca su internet per trovare servizi che si definiscono taxi, ma che taxi non sono e che quindi creano un grosso danno agli operatori ufficiali e anche ai turisti, spesso convinti di aver chiamato il servizio regolare di taxi e che invece si ritrovano a bordo di un mezzo senza tassametro e con un conto molto più alto del dovuto a fine corsa».

In questo caso non si parla di servizi concorrenti molto contestati, ma anche molto utilizzati, come Uber, ma di privati o di agenzie che si propongono di propria spontanea volontà in modo più o meno legale su internet o con bigliettini da visita per offrire un servizio che sul territorio sembra mancare.

«Ci sono pochi addetti ufficiali e questo è vero», continua Bellumat, «ma perché il bacino di utenza e il lavoro è quello che è. Se in più vediamo arrivare servizi esterni anche da Vittorio Veneto o Conegliano, è chiaro che per chi ci lavora non diventa più sostenibile e per il turista rischia di diventare un salasso».

Ad oggi, i tassisti associati a Confartigianato si contano sulle dita di una mano: «Di cinque taxi attivi, ne abbiamo uno che si dedica specialmente alle corse notturne», spiega Tito De Luca, «il lavoro va a sprazzi, ci sono periodi dell’anno in cui le chiamate aumentano e altri in cui siamo fermi. C’è da dire anche che da quando ho cominciato, a Belluno hanno chiuso 4-5 alberghi e 5-6 pensioni, senza contare che Belluno non vanta un aeroporto o una grande stazione e nemmeno attrazioni che possano attirare i turisti in città per più di una o due notti. In generale, in cittadine sotto i 30-40mila abitanti simili a Belluno, il servizio taxi ha quasi sempre chiuso e sono solo i pochi clienti affezionati a mandare avanti il nostro lavoro.

Il problema degli abusivi, invece, riguarda sì dei personaggi senza titoli e licenze, ma anche degli autonoleggi che si spacciano per taxi, spesso senza avere la licenza nel nostro comune. Questi fanno i prezzi che vogliono e spesso dicono ai clienti che il servizio taxi ufficiale di Belluno non esiste più».

Una città a vocazione turistica che non sembra essere tale se si osservano offerta e servizi proposti: «Così com’è, Belluno non offre nulla che possa spingere un turista a fermarsi per un lungo periodo. Il Nevegal potrebbe essere un fattore strategico importante, ma andrebbe ripensato completamente», conclude De Luca, «per quanto riguarda, invece, i turisti che non hanno trovato un passaggio per Bolzano bellunese non ne so nulla, ma è possibile che i taxi fossero impegnati in un’altra corsa, anche se non mi risultano chiamate senza risposta. Oppure, più probabilmente, potrebbe essere che anche questo gruppo di escursionisti avesse provato a contattare un servizio di taxi abusivo e non il nostro. Senza nemmeno ricevere una risposta».

Argomenti:CRONACA

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi