Tbc bovina, c’è il rimborso per tutti i capi abbattuti
SEREN DEL GRAPPA. Da una manza risultata positiva alla tubercolosi bovina si è scatenata la rovina per chi, come Livio Corso imprenditore di Seren del Grappa, fa di mestiere l’allevatore. Perché da un capo si sono passati in rassegna tutti gli altri, riscontrando altri tredici casi di malattia. E perché, dopo l’ordinanza del sindaco di Seren di fine anno 2011, l’intero allevamento è stato posto sotto sequestro e la Regione ha imposto la macellazione di tutti i capi per un corrispettivo di settantasette bestie e per un danno quantificato in centodiecimila euro. La macellazione di massa, imposta da precise regole per la profilassi antitubercolosi, è di sei mesi fa e ha messo in ginocchio l’imprenditore. Che comunque non si è perso d’animo. Dalla vendita delle carni degli animali macellati che si sono potute salvare, l’allevatore ha ricavato oltre quarantamila euro. La parte restante, che è di 69 mila euro e rotti, la metterà l’Usl che fa un’anticipazione di cassa per conto della Regione. In un anno, dunque, l’azienda può rientrare bene o male di un danno di gravi proporzioni.
Era infatti il 20 luglio di un anno fa, quando una bovina macellata all’impianto Tosetto di Campo San Martino, è risultata positiva alla malattia. Da quel momento sono partiti gli interventi di controllo effettuati dai servizi veterinari dell’Usl 2 che hanno riscontrato altri tredici casi di positività alla tubercolosi bovina. A dicembre dell’anno scorso, la massima autorità sanitaria, ossia il sindaco di Seren Loris Scopel, ha posto sotto sequestro l’intero allevamento bovino fino all’abbattimento degli animali con il nulla osta alla macellazione di tutti i capi da parte della Regione. Per fortuna c’è una legge regionale che risale all’85 e che prevede l’erogazione di sussidi ad allevatori che siano incorsi in perdite importanti di animali, sia per disgrazia che per profilassi. È toccato dunque al direttore del dipartimento sanità animale e sicurezza alimentare verificare la macellazione di tutti i capi bovini e definire i costi relativi al valore degli animali abbattuti. Totale, 110 mila euro. Dunque la vendita delle carni sane ha risollevato in parte le sorti dell’azienda. Ma restava da coprire la differenza fra il valore degli animali valutati in base al bollettino Ismea (quello che prevede indennizzi da parte della Regione) e il ricavo dalla macellazione. L’azienda Usl ha previsto nel proprio bilancio questo differenziale e anticipa i soldi all’impresa agrotecnica. Un prestito che la Regione provvederà a restituire.
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